Binari ferroviari
5 minuti per la letturaRete unica: il progetto a guida Tim non è stato nemmeno presentato in sede europea che già scatta l’allerta antitrust. Autostrade: non solo i Benetton saranno coperti di soldi ma il dilettantismo impedisce di farli uscire dalla società. Insomma: le cose si annunciano, ma non si fanno. Il Covid non sceglie il treno su cui salire, vero ministro Speranza? Spesa pubblica: la scienza del pregiudizio ignora la vergogna dello scippo e blocca lo sviluppo
In tempi non sospetti abbiamo definito il vicepresidente italiano della Bei, Dario Scannapieco, il nuovo Gabriele Pescatore, l’uomo che consentì all’Italia nel Dopoguerra di raddoppiare il prestito Marshall e contribuì al miracolo economico da protagonista assoluto. Mentre andiamo in macchina apprendiamo che la Bei fa sulla alta velocità ferroviaria della Napoli-Bari il più grande finanziamento della sua storia su un singolo progetto. Chiediamo al Presidente Conte e alla sua squadra di ministri di spesa di riflettere seriamente sulle proposte lanciate da questo giornale. Se lo Stato della Repubblica italiana non riprende in mano la regia degli investimenti pubblici, blocca lo strapotere miope dei potentati regionali del Nord, e affida in mani di comprovata competenza la gestione del Recovery Fund, marcia senza saperlo a fari spenti verso il burrone dal quale non potrà più rialzarsi. Quello della solita commedia all’italiana che vi raccontiamo di seguito in quattro punti premettendo di essere consapevolmente fortemente omissivi.
Punto uno. La priorità delle priorità del Recovery Fund è la rete digitale in fibra che riunifica le due Italie. Non abbiamo nessuna voglia di prenderci i meriti di essere stati profeti in casa. Resta il fatto che una strada più impervia per portare la banda larga anche nel più sperduto comune del Mezzogiorno o dei tanti Sud del Nord, esattamente come ha già fatto da tempo la Spagna, non si poteva scegliere. Il progetto della rete unica a guida Tim non è stato nemmeno presentato in sede europea che già scatta l’allerta antitrust. L’operazione verità sul piano societario si appaleserà in quel momento, per quanto ci riguarda la frittata è stata già fatta perché non c’è nessuna possibilità di procedere speditamente se si mette in cabina di regia la franco-italo-americana Tim guidata da Bolloré. Che a tutto pensa meno che a fare gli investimenti dove si profilano meno redditizi. Prima di tutto ciò ci saranno grandi litigate per definire la governance. Poi ci saranno grandi litigate per decidere chi fa il presidente e chi farà l’amministratore delegato, chi avrà i poteri e chi no. Poi si comincerà a discutere del progetto e si scoprirà che l’Europa vede giganteschi conflitti di interesse. Non sanno come dirci in Europa che ci vogliono aiutare, non sanno a che cosa ricorrere per farci capire che per loro è importante che riduciamo il divario interno e facciamo gli investimenti che avremmo dovuto già fare nel Mezzogiorno. Purtroppo le lobby del declino italiano continuano a dettare legge e la demagogia o la politica degli annunci restano la cifra autentica della regia della politica economica. Le cose si annunciano, ma non avvengono.
C’è ancora di più: gli australiani di Macquarie valutano Open Fiber (Enel) sette miliardi senza nemmeno che l’attività sia pressoché iniziata. Siccome gli americani di Kkr hanno offerto 1,8 miliardi per il 38% di FiberCop, la rete di Tim avviata e più redditizia, delle due l’una: chi ha fatto e chi ha ricevuto il bidone? Ministro Gualtieri, si rende conto in quale guazzabuglio si è infilato? Presidente Conte, dove crede si possa andare se il ministro dell’Economia invece di risolverli i problemi li crea? Gli inglesi uomini così li definiscono troubles maker. Tradotto: creatore di problemi.
Punto due. Ricordate la scena? Ricordate le parole di Di Maio ministro degli Esteri pro tempore della Repubblica italiana: i Benetton escono da Autostrade e noi a loro non diamo niente. Allora queste parole facevano ridere, oggi fanno piangere. Perché non solo i Benetton saranno coperti di soldi ma il dilettantismo imperante impedisce addirittura di farli uscire dalla società e espone il management della Cassa depositi e prestiti a figuracce internazionali che non merita. Dovevano fare il contratto di cessione, non lo hanno mai fatto e tanto meno firmato. I Benetton sono pieni di responsabilità perché gli investimenti sulla sicurezza sono stati fatti con il contagocce e il Ponte Morandi di Genova con il suo carico terribile di morti è crollato, ma difendono i loro interessi con le regole del diritto e del mercato. Il management di Cdp Equity non è in grado di contrastarlo, la partita verrà presto rimessa sul tavolo del governo. Si conferma che si danno per fatte cose mai avvenute. Sul piano della credibilità internazionale e della tutela dell’interesse generale nazionale la situazione comincia a essere preoccupante.
Punto terzo. Alla voce ministro Speranza siamo al governo di “un piede e due ciabatte”. Nessuna persona al mondo ci potrà mai convincere che stipati su un treno locale in piedi o seduti si possa stare più sicuri che su un treno a alta velocità dove sono stati fatti investimenti importanti di aerazione richiesti dal governo e dove gli standard dei servizi sono nettamente migliori. Le regole, ministro Speranza, devono essere uguali per tutti anche se dall’altra parte c’è qualche “capo di stato ombra” dell’Emilia-Romagna o della Lombardia che sbraita perché il Covid non sceglie il treno su cui salire o scendere. Perché il rischio è identico e, quindi, va affrontato con misure identiche. Se poi addirittura, come sembra, perfino i tecnici della sanità avevano dato il loro via libera, la differenza di comportamenti alimenta interrogativi inquietanti. Peccato perché parliamo di un ministro che ha mantenuto nervi saldi in una fase delicatissima.
Punto quarto. Cifre e dati alla mano Adriano Giannola e Giuliano Cazzola, da par loro, dimostrano scientificamente il regalo miliardario che il bilancio pubblico italiano fa ai pensionati di anzianità del Nord e l’equivalente capitale sottratto alle popolazioni meridionali per investimenti pubblici e in capitale umano. Siamo di fronte all’ennesima, granitica conferma di un dato CTP (conti pubblici territoriali) che deve fare riflettere tutti sui 60 e passa miliardi sottratti ogni anno indebitamente alla spesa sociale e infrastrutturale delle regioni meridionali per finanziare l’assistenzialismo nelle regioni ricche. Regalare ai pensionati d’oro delle anzianità del Nord un trenta per cento arcimiliardario mettendolo sul conto della collettività per un periodo lunghissimo rappresenta un elemento tra i più rilevanti delle distorsioni della spesa pubblica messe sul conto della fiscalità generale e pagate dal Sud in termini di mancato sviluppo. Una vergogna civile, prima ancora che economica, che fa giustizia di analisi sociologiche di professori di parte che attingono alla scienza del pregiudizio.
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Finalmente rilevo un miglioramento nella scelta dei bersagli di spreco della spesa sociale del direttore Napoletano: anziché il solito – sacrosanto – Reddito di Cittadinanza, che in gran parte è erogato al Sud, egli addita la pensione di anzianità, che in grandissima parte è pagata al Nord.