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Mafia dei boschi, rinvenuta la moto dei presunti killer di Talarico, il Comune di Belcastro vuole costituirsi parte civile
BELCASTRO – La Giunta comunale di Belcastro ha deliberato di costituirsi parte civile nel procedimento contro le cosche della Presila approdato all’udienza preliminare dopo la maxi operazione antimafia “Karpanthos” del settembre 2023. Nella delibera appena pubblicata sull’albo pretorio, l’esecutivo guidato dal sindaco Antonio Torchia fa espresso riferimento a notizie di stampa da cui si apprende che sono emerse, nell’ambito del procedimento, rivelazioni di collaboratori di giustizia sull’omicidio di Silvano Talarico, compiuto nel territorio di Belcastro il 4 luglio 2008: è il dipendente comunale di Petronà freddato, probabilmente, nell’ambito della faida che per una trentina d’anni ha insanguinato i boschi.
IL RINVENIMENTO DELLA MODO DEI KILLER DI TALARICO
L’altro giorno il Quotidiano ha dato notizia del rinvenimento, avvenuto lungo la strada tra Petronà e Cerva, della moto rubata che i killer utilizzarono per il delitto; una scoperta fatta in seguito alle dichiarazioni dei collaboratori giustizia che si sono pentiti dopo la maxi retata e stanno squarciando il velo d’omertà che ha avvolto la lunga catena di omicidi. Poche ore dopo si è riunita la Giunta di Belcastro che ritiene «opportuno e doveroso» costituirsi parte civile «al fine di tutelare e difendere i diritti e gli interessi della collettività e del territorio, anche attraverso la richiesta di risarcimento dei danni materiali e d’immagine subiti».
DOPO PETRONA’ E CERVA ANCHE IL COMUNE DI BELCASTRO VUOLE COSTITUIRSI PARTE CIVILE
Nel corso della maxi udienza preliminare sono già state ammesse le costituzioni dei Comuni di Petronà e Cerva, che erano indicati come parti offese nella richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Dda di Catanzaro. Il Comune di Cerva, nel procedimento assistito dall’avvocata Filly Pollinzi, era stato sciolto proprio in seguito all’inchiesta poiché tra gli arrestati per voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa figurava l’ex sindaco Fabrizio Rizzuti, oggi tra gli imputati. Nelle carte dell’inchiesta è confluita anche la relazione prefettizia che ha portato al commissariamento dell’ente locale per le «plurime illegittimità poste in essere – è detto nel documento –in favore di alcuni operatori economici collegati ai sodalizi criminali locali».
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