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 Per i suoi ventuno anni, il Premio Malaparte si regala un autore americano: Richard Ford, comunemente riconosciuto come uno degli scrittori più brillanti della sua generazione. Tra i più convinti, i giurati del premio caprese, il presidente Raffaele La Capria, con Leonardo Colombati, Giordano Bruno Guerri, Giuseppe Merlino, Emanuele Trevi e Marina Valensise, cui da quest’anno si è aggiunto Silvio Perrella. Un’ attenzione che si è intensificata l’anno scorso, quando è stato pubblicato ‘Tra loro’, toccante romanzo dedicato da Ford alla memoria dei suoi genitori. Il mondo di Ford è quello della migliore tradizione narrativa americana: l’autore è debitore sia dei grandi classici del novecento come Ernest Hemingway o John Steinbeck, sia dei più moderni epigoni come Philip Roth. Un mondo ricco di vitalità, che ricorda da vicino gli scrittori che piacevano anche a Malaparte, nel cui nome da sempre si svolge il premio. Il riconoscimento segue di due anni la designazione di un’altra autrice americana di punta, Elizabeth Strout. Due nomi che non sfigurano affatto tra i vincitori degli ultimi sei anni, da quando il Malaparte è ripreso ad opera di Gabriella Buontempo, che ha fatto rinascere una tradizione nata per iniziativa di sua zia Graziella Lonardi Buontempo, e di Ferrarelle, unico sponsor del premio. Nomi che includono un’altra americana, Donna Tartt, e quattro scrittori di altri paesi: Emmanuel Carrère, Julian Barnes, Karl Ove Knausgård e Han Kang. Il vincitore, sarà protagonista a Capri della tavola rotonda con scrittori e giornalisti italiani il 29 settembre. Il tema suggerito da Ford è ‘New intelligence’ and how it finds its way into fiction” così spiegato: “penso che ci sia “new intelligence” (o new knowledge) quando una storia o un racconto suggeriscono al lettore qualcosa di importante che prima non era conosciuto. Ho iniziato a pensarci qualche anno fa, quando ho letto sulla ‘Paris Review’ un’intervista a Umberto Eco, dove sostiene che un ‘intellettuale’ è chi crea o scopre nuova conoscenza”.

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