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Il battello ambientalista di Legambiente “Goletta verde”, presenta i dati del monitoraggio sulle coste della Campania: ben 14 su 20 i punti di campionamento risultati fuori legge. Mancano i controlli
stabiliti dalla legge ai depuratori. Legambiente: “In provincia di Caserta il 65% dei controlli agli impianti di depurazione risulta non conforme, alla provincia di Napoli spetta un 44% mentre alla provincia di Salerno il 57%”.
Ben dodici punti campionati in Campania sono riultati “fortemente inquinati” ed altri due “inquinati”, secondo quanto emerso dalla fotografia scattata con il monitoraggio dei biologi di Goletta Verde di Legambiente: dalla provincia di Caserta a quella di Salerno si evidenziano delle consistenti falle nel sistema depurativo regionale che necessita di essere sottoposto a tutti i controlli previsti dalla legge, cosa che attualmente non avviene.
È questo il monito lanciato a conclusione della tappa campana da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati. L’istantanea regionale che si evince dai risultati delle analisi dell’equipe di biologi di Legambiente è stata presentata questa mattina in conferenza stampa a Napoli, presso la Stazione Marittima da Stefano Ciafani, Vice Presidente nazionale di Legambiente, Giancarlo Chiavazzo, Responsabile Scientifico Legambiente Campania e Antonio Mastrostefano, Direttore Strategie, Comunicazione e Sistemi del COOU.
È la costa della provincia di Napoli a presentare le maggiori criticità, nel partenopeo ricadono infatti 7 dei dodici punti regionali classificati come fortemente inquinati dai biologi della Goletta Verde di Legambiente. Ecco dove sono stati riscontrati i valori batteriologici più alti: nel Comune di Napoli, in località San Giovanni a Teduccio, presso la Foce del Volla, i tecnici di Legambiente hanno riportato la presenza di topi e valori di Escherichia Coli talmente alti da essere non classificabili. Passando ai comuni della provincia, la situazione dell’inquinamento microbiologico non migliora: nel comune di Pozzuoli, presso la foce Licola che sbocca nel canale Quarto, all’incrocio di via del Mare con via Ariete, parimenti i valori batteriologici delle acque campionate sono impossibili da quantificare dato l’altissimo numero di unità formanti colonie presenti; ancora a Pozzuoli, in località promontorio di Cuma, nei pressi del luogo dove nel 2009 ci fu uno scandalo dovuto al percolato rilasciato dal depuratore, le acque prelevate sono fortemente inquinate. Nel Comune di Ercolano, altri due punti campionati risultati fortemente inquinati: il primo, presso l’ex Bagno Risorgimento, sulla spiaggia di fronte via Nuovo Macello da Portici,
dove nonostante sia stato istituito il divieto di balneazione, la gente fa il bagno e il cartello che riporta l’interdizione è distrutto e il secondo, presso la Foce Lagno Vesuvianio, dove i tecnici della Goletta Verde hanno trovato ad accoglierli un forte odore di fogna: i risultati delle analisi non lasciano spazio a dubbi: i valori batteriologici sono talmente alti da non poter essere quantificati. Ancora problemi nel comune di Castellamare di Stabia, dove sono stati individuati due punti fortemente inquinati: in corso Alcide de Gasperi presso la Foce Sarno e sul Lungomare comunale presso la spiaggia di fronte Via Ettore Tito.
A Salerno, valori batteriologi superiori alla norma riscontrati dal prelievo eseguito sul Lungomare Clemente Tafuri, presso la spiaggia 200 metri ad est della Foce dell’Irno fanno classificare le acque come inquinate. Nel salernitano, ancora acque inquinate nel comune di Battipaglia, presso lo scarico Idrovora; fortemente inquinate sono risultate invece, le acque campionate nel comune di Pontecagnano, sulla Litoranea Magazzeno, presso lo sbocco Canale che arriva sulla spiaggia di fronte Via dei
Navigatori e Via Mare Ionio, nel comune di Capaccio/Eboli presso la Foce del Sele e nel comune di Castellabate, in località Ogliastra Marina.
Due punti critici riportati dalle analisi dei biologi di Goletta Verde nella provincia di Caserta: nel comune di Mondragone, in località Lungomare Mondragone, presso la Foce torrente Savone, i risultati indicano acque fortemente inquinate e nel comune di Castelvolturno dove, presso la Foce Regi Lagni i valori di Escherichia Coli sono stati rilevati talmente alti da risultare non classificabili.
Un altro elemento importante di cui tener conto è la temperatura dell’acqua rilevata nel corso del nostro monitoraggio. Lungo la costa campana la temperatura media misurata è stata di 28°C, 2 gradi più alta del valore storico di riferimento che riportava massimi estivi di 26°C, con picchi che hanno raggiunto anche i 30°C. E proprio l’eccessivo riscaldamento dell’acqua è tra le cause scatenanti dei numerosi casi di mucillagine di questi giorni che riguardano il Golfo di Napoli ma anche altri tratti della costa, notizia riportata quasi quotidianamente alle cronache regionali.
Lungo la costa campana sono state controllate anche alcune spiagge che sono state segnalate dai cittadini come punti critici ma che hanno registrato livelli di inquinamento batterico entro i limiti di legge: in provincia di Napoli, nel comune di Portici, in località Ex Bagno Rex, presso la spiaggia 1km a nord del museo ferroviario, a Ischia nel comune di Forio, presso la spiaggia la Chiaia e la spiaggia San Francesco e nel comune di Barano d’Ischia, in località Olmitiello, sulla spiaggia dei Maronti; in provincia di Salerno, nel comune di Capaccio, in località Paestum, Torre di Mare, presso la Spiaggia “Oasi di Mare” e nel comune di Vico Equense, sulla spiaggia Via Murrano, in località Torre Seiano.
“I dati evidenziano lungo la costa regionale un sistema di depurazione ancora per lo più inefficace, sintomo di una politica che fino ad oggi ha visto il mare come una risorsa unicamente da sfruttare e dove riversare ogni genere di rifiuti – afferma Stefano Ciafani, Vice Presidente nazionale di Legambiente. Queste incresciose circostanze si ripetono in Italia da nord a sud, ma la Campania è purtroppo vittima di un numero impressionante di reati ed illegalità protratti ai danni del mare. La regione è infatti – sottolinea Ciafani – prima assoluta a livello nazionale, confermando la leadership dello scorso anno, con 2.387 infrazioni totali, il 18,2% del totale nazionale. Tra queste particolarmente grave è il dilagare dell’abusivismo edilizio, dove con 476 infrazioni registrate solo lo scorso anno, si registra il 15% dei reati nazionali commessi in questo settore. La Regione deve svolgere un ruolo guida nel supportare gli Enti preposti agli accertamenti e le Amministrazioni locali nel ripristino della legalità, per sanare le carenze e risolvere criticità consentendo di svolgere l’importante compito di tutelare l’integrità ambientale e la salute di cittadini e turisti.”
Le cause di particolari manifestazioni che giustamente attirano l’indignazione di cittadini e bagnanti, quali ad esempio le colorazioni anomale delle acque o la presenza in superficie
di aggregati schiumosi o mucillaginosi e di rifiuti grossolani, sono principalmente da attribuire alla forte carenza dei sistemi depurativi a servizio delle città.
Qualche numero sulla depurazione desunto dalla rielaborazione di Legambiente su dati ARPAC 2011 può ben rendere idea dello stato di profonda criticità: in Provincia di Caserta dove sono operativi un numero complessivo di 102 impianti di depurazione, di cui 3 comprensoriali di grandi dimensioni (regionali), agli ultimi controlli sono risultati per il 65% “non conforme” alle disposizioni di legge. Inoltre hanno ricevuto per il 38% una valutazione “pessima”, per il 47% “da migliorare” e solo per il restante 15% “buona”; in Provincia di Napoli i controlli svolti nel 2011 ai 6 grandi impianti comprensoriali (regionali) presenti sono risultati per il 44% non conformi; in Provincia di Salerno, dove sono operativi circa 200 impianti di depurazione, su 74 controlli svolti nel 2011 il 57% è risultato “non conforme”.
“La fotografia scattata da Goletta Verde non ci lascia affatto sorpresi – hanno commentato Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania e Giancarlo Chiavazzo,
responsabile scientifico Legambiente Campania. Che il sistema depurativo di questa regione è insufficiente e manchevole è una realtà acclarata, come si evidenzia dall’inquinamento che si riscontra alla foce dei fiumi e non solo. Quello però che ci sorprende è il fatto che la Regione non ritenga importanti le attività di controllo, punto di partenza obbligato per la formulazione di corrette politiche a tutela dell’ambiente. I dati dell’ARPAC, purtroppo, oltre che le criticità agli impianti di depurazione, svelano un quadro di profonda crisi, oramai agonia, in cui versa la stessa Agenzia regionale. Non è infatti posta nelle condizioni di svolgere le attività obbligatorie demandate dalla legge, sottodimensionata come personale è in procinto di perdere altre 130 e più unità a scadenza di contratto, manca di una direzione organica volta alla razionalizzazione e valorizzazione delle competenze presenti. È per questo motivo – concludono Buonomo e Chiavazzo – che il nostro appello va alla Regione affinché non solo dia una vera svolta alla realizzazione dei Servizi Idrici, tra cui quelli depurativi, ma avvii anche una decisa azione di potenziamento dell’ARPAC”.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta
uno dei capisaldi della nostra azione”, ha detto in conferenza Antonio Mastrostefano, direttore Strategie, Comunicazione e Sistemi del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – ha spiegato Mastrostefano – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. “Con la nostra attività
di comunicazione – ha concluso – cerchiamo di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento”.
Il Monitoraggio scientifico
I prelievi alla base delle nostre considerazioni, vengono eseguiti dalla squadra di tecnici di Legambiente, l’altra anima della Goletta Verde, che viaggia via terra a bordo di un laboratorio mobile grazie al quale è possibile effettuare le analisi chimiche direttamente in situ con l’ausilio di strumentazione da campo. I campioni per le analisi microbiologiche sono prelevati in barattoli sterili e conservati in frigorifero, fino al momento dell’analisi, che avviene nei laboratori mobili lo stesso giorno di campionamento o comunque entro le 24 ore dal prelievo. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e chimico-fisici (temperatura dell’acqua, pH, ossigeno disciolto, conducibilità / salinità).
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