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Salerno. La sfida è completamente diversa da quella intrapresa, e vinta, dal trainer torinese allorquando appose la firma a quindici giornate dal termine del campionato, contando il team, guidato sino al 15 febbraio da Stefano Colantuono, appena tredici punti, e giacendo, solitaria, all’ultimo gradino della classifica: poche le conferme, Sepe, tra i pali, Bohinen, uno dei due Koulibaly, Bonazzoli ( ripreso e strappandolo con i denti alle richieste esorbitanti del calciatore…ndr), almeno per i titolari inamovibili, tanti gli arrivi, soprattutto di nazionalità diverse, con alcuni italiani, inizialmente restii ad attraversare lo stivale, per confrontarsi, non tanto con la piazza, da sempre esigente e innamorata come poche altre, ma con il traguardo da raggiungere. Tante porte sono state chiuse, soprattutto da parte di giocatori italiani ( forse l’addio un po’ chiacchierato e condìto da dichiarazioni poco edificanti, di Walter Sabatini, uno dei numeri uno tra i Direttori sportivi in circolazione, ha fatto storcere il muso ad atleti che fidavano proprio nell’operato del dirigente dai natali perugini ndr), ma altrettante si sono schiuse, e il neofita, perché alla sua prima esperienza in questo settore, De Sanctis non ha fatto trapelare alcuna difficoltà piombando come un vecchio marpione su calciatori giovani, ma alimentati da speranze e da voglia di emergere, rincorrendo anche atleti esperti, una volta resosi conto delle difficoltà economiche di alcune società, una per tutte, la Sampdoria, che vittima della gestione “allegra” dell’ex patron Ferrero, si è dovuta privare dei migliori elementi, per via degli ingaggi corposi: Damsgaard, Thorsby, Yoshida, Ekdal, e se per qualcuno di questi ( il norvegese ndr) il rifiuto per vestire la casacca granata è stato accettato a malincuore, il veterano Candreva ha invece sposato la causa Salernitana, fidando sulla volontà di chiudere la carriera sempre in una città di mare, ma avendo chiara la situazione dirigenziale, decisamente diversa e più allettante rispetto a quella blucerchiata, diventata anche incandescente dopo le dichiarazioni del potenziale dimissionario Giampaolo, che ha posto un out-out, bloccando altre cessioni e non accettando ulteriori ridimensionamenti della squadra. Ritornando agli arrivi sulla sponda cara al Presidente Iervolino, l’interrogativo che si pone la tifoseria è relativo alla condizione atletica di questi calciatori, e, ovviamente, al tempo che occorrerà all’allenatore per impartire schemi e per delineare quello che dovrebbe essere l’undici da schierare con continuità: a restringere il campo delle opportunità di giostrare con più elementi si sono succeduti gli infortuni che hanno bloccato Lovato, Bohinen, Bradaric, Radovanovic, Jaroszynski, quindi dovrà gioco forza lanciare nella mischia anche coloro che sono a corto di allenamenti, pur di contrastare la corazzata Roma, che si presenta al varo del campionato con elementi giusti al posto giusto, e contando già una schiera nutrita e rumorosa della torcida giallorossa ( oltre sessantamila per l’esordio all’Olimpico per un’amichevole non di grido, con tutto il rispetto per gli ucraini dello Shakhtar, ormai orfano di De Zerbi ndr). Saranno venticinquemila, comprendendo anche il paio di migliaia di fede romanista, tra scettici, fiduciosi, curiosi, tifosi incalliti, coloro che riempiranno un Arechi, parzialmente agibile, e comunque vada, sarà una serata da favola!
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