Peppe Iodice
3 minuti per la letturaPELLEZZANO – Irresistibile, esilarante, coinvolgente, originale, lo spettacolo che ha inaugurato, con una folta partecipazione di pubblico, la seconda edizione degli appuntamenti estivi dell’accogliente centro ai confini di Salerno, frutto delle innumerevoli iniziative che stanno contraddistinguendo la gestione del Comune alle porte del capoluogo: un, o forse, “il” comico che imperversa con battute originali, con quello spiccato accento partenopeo, intellegibile da tutti, e con il continuo ricorrere all’attualità, non trascurando alcun aspetto della vita nazionale, dal calcio, alla politica, dall’originalità dei comportamenti dei napoletani, alla seriosità della parte d’Italia che non stravede per il Sud, Peppe Iodice ha allietato la serata con la capacità di vestirsi da mattatore, senza ricorrere a “spalle” che gli prestino il fianco.
Le battute, alcune tra il sacro ed il profano, altre provocate ad arte con gli spettatori presenti, sono state il filo conduttore dell’ora e passa trascorsa nella ridente cittadina, accompagnata dai convinti e ripetuti applausi dei presenti che hanno assiepato l’arena “Charlot” allestita in uno dei caratteristici angoli della frazione Coperchia, e che si sono lasciati andare a sonore risate scatenate dall’ efficace umorismo del cabarettista.
«È sempre piacevole e incoraggiante – ha sottolineato Iodice – trovare un pubblico partecipe, e vedere tanti visi soddisfatti e sereni conforta gli sforzi compiuti per portare gioia alla gente».
Su Tik Tok, diffuso social, sei presente con spezzoni del tuo spettacolo “Peppy Night Show – la seconda dose”, un piccolo fenomeno della tv locale prodotto dal patron del teatro Troisi, Pino Oliva, e Claudio Malfi. Lo riproporrai?
“Ci sto lavorando e sarò pronto per novembre, quando prenderà il via l’edizione invernale, e per altre situazioni, in itinere, mi riservo la sorpresa per i fedelissimi dei miei show”.
Sarà possibile ammirarti nella prossima edizione di Zelig, presentata da Enrico Bertolino?
“A dire il vero, non ho ricevuto alcun invito, ma spesso le chiamate, per risultare originali con gli sketch, arrivano a ridosso delle puntate, per cui non disdegnerò di presentarmi sul palco della comicità number one nel panorama televisivo.”
Il tuo amore sconfinato, e mai nascosto, per il Napoli, cosa ti suggerisce, dopo tanti addii?
“Più che amore lo definisco una passione sanguigna, che pervade tutti i napoletani, o meglio, tutti coloro che hanno nel DNA il piacere del calcio e degli azzurri in particolare. Ho salutato con affetto e con un po’ di tristezza i calciatori che ci hanno accompagnato in questi anni, che tante gioie, ma, ahimè, anche tanti dolori, sportivi, ci hanno donato, e sono certo che hanno lasciato uno spazio significativo nel loro cuore per la città che li ha amati ed ha dimostrato loro un affetto illimitato, e tra questi ci sono anche io.”
Per il futuro, cosa ti auguri?
“Rispondo con il coro che ci assilla da sempre, vogliamo vincere, vogliamo vincere….!”
Nell’edizione del tuo spettacolo, il riferimento al Covid era evidente, e oggi cosa pensi di questo virus?
“Ritorno serio (nell’intervista lo sono stato sempre, e ride….ndr), e non accetto l’idea che sia stato sconfitto, ma che contribuisce a farci stare male, psicologicamente, con un terrorismo mediatico degno della peggiore guerra verbale tra due nemici.”
Per concludere, siamo nella zona dove si prepara il “susciello”, ne sei a conoscenza?
“Mi sovviene che è un pane di farina, farina integrale, acqua, sale e lievito, cotto nel forno a legna, con aggiunta di strutto di maiale (sugna) e pepe.”
Preparato sull’argomento, ma specifichiamo che il nome deriva dal soffio (o’ sciùscio) che gonfia il pane nel forno a legna.
“Colgo l’occasione di trovarmi in provincia di Salerno per rimarcare che ritengo fuori luogo e priva di qualunque logica, questa diatriba tra napoletani e salernitani, inspiegabile per città che dovrebbero fare fronte comune per rafforzare la Campania, luogo di tanti valori, tra i quali spicca proprio la fratellanza ed il rispetto per il prossimo, soprattutto quello vicino in termini geografici e di cultura.”
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