X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

L’inchiesta “Croci del Silaro” racconta di un presunto sistema di affari illeciti, basato su ambulanze e funerali a Capaccio Paestum. E in custodia cautelare, ha portato in carcere l’imprenditore Roberto Squecco (nella foto) – già condannato in via definitiva per tentata estorsione aggravata da metodo mafioso – e, ai domiciliari, la moglie Stefania Nobili, capogruppo in consiglio comunale, nella maggioranza del sindaco Franco Alfieri. Dopo alcuni giorni, Nobili ha rassegnato le dimissioni dall’assemblea cittadina. Squecco, invece, è l’ideatore del “corteo delle ambulanze” la sera del 12 giugno 2019, per celebrare la vittoria elettorale di Alfieri (non coinvolto da quest’indagine). Secondo la Fondazione Vassallo, intitolata al sindaco-pescatore di Pollica, l’inchiesta apre degli scenari che da anni «denunciamo con forza, riferendoci al più ampio Sistema Cilento. La Procura intervenga per chiarire la posizione del Consiglio Comunale di Capaccio Paestum. Inascoltate le richieste di scioglimento presentate dei consiglieri di minoranza, durante l’ultima assise consiliare. Lo scontro in Consiglio e le parole forti dell’opposizione sono allarmanti: “non si può rimanere in silenzio, né è possibile continuare a nascondersi». A fronte di tale richiesta, la fondazione rileva «una posizione di arroganza del primo cittadino, che sottolinea nessuna volontà di dimissioni, o di scioglimento dell’ente». «Anzi – sottolinea il presidente della fondazione, Dario Vassallo – chiediamo alla Magistratura di concentrare le indagini proprio sulle parole pronunciate dal primo cittadino durante la seduta comunale e sui toni della comunicazione: “Lo so, faccio collezione d’interrogazioni ed esposti che, puntualmente, s’infrangono negli archivi parlamentari e della Procura della Repubblica… sarebbe troppo bello per voi sciogliere questo Consiglio comunale, lo capisco bene, ma mi dispiace, potete solo continuare a sognare perché noi andremo avanti. Il vostro sogno di scioglimento di questo consesso con le firme dal notai è fallito, quello che invocate oggi è pura follia, quindi rassegnatevi: e poi, anche se andiamo a votare, l’esito sarà sempre lo stesso, perderemmo solo tempo!”». Per la fondazione Vassallo, «un consiglio comunale, in cui una consigliera comunale è coinvolta in un’inchiesta, mentre un funzionario è indagato in un concorso truccato, dovrebbe fare autocritica e cercare la verità. Questo nel rispetto di una comunità operosa e perbene, abituata al lavoro duro e al sacrificio, quella di Capaccio Paestum, che rivendica di non essere accostata a metodi malavitosi».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE