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La drammatica e ineluttabile ed imprevedibile presenza in tutte le regioni del nostro paese del Coronavirus ci ha fatto riscoprire tanti scienziati la cui professionalità ha oltrepassato i confini nazionali per espandersi in tutto il mondo.
Tantissimi gli episodi di altruismo, di sensibilità, di umana solidarietà ai medici, infermieri, paramedici volontari ai quali a giusta ragione è stato conferito il primis dalle Istituzioni e poi dalla gente comune il titolo di Eroi. Alcuni medici hanno pagato con la vita l’assistenza senza soluzione di continuità ai contagiati coronavirus.
Nessuna delle istituzioni, tranne qualche debole accenno, ha ritenuto di rivolgere un ringraziamento un attestato di stima a tantissime persone ovvero ai giornalisti che lavorano nelle redazioni centrali della grande stampa, delle testate provinciali, nelle redazioni decentrate, nelle radio, nelle tv private e nei giornali on line ovviamente.
I giornalisti rischiano quotidianamente la propria vita per assicurare una informazione “corretta e compiuta”.
Si pensi ad esempio al cronista, al giornalista di strada costretti a stazionare per lunghissime ore dinanzi agli ospedali per intervistare politici, ricercatori medici e sindacalisti del settore medico infermieristico.
Forse, nessuno si è reso conto che nelle redazioni ci sono uomini e donne giornalisti che incuranti del pericolo del contagio lavorano per informare.
Non un cenno di ringraziamento anche da parte di chi istituzionalmente non ha sentito il dovere di farlo non sono eroi né si sentono tali i giornalisti che ogni giorno nelle redazioni e sul campo svolgono il proprio doveroso ruolo.
Gli eroi del giornalismo sono altri!
Sono le tante vittime della criminalità organizzata che hanno sfidato la morte per denunciare spesso l’abbraccio colerico tra i boss, la parte mefitica dei cosiddetti difensori della legalità.
Cito per tutti l’orribile morte di Pennino Impastato.
Non so se oggi 21 marzo al di là del ricordo delle tv pubbliche e private e la carta stampata e dei giornali on line saranno pubblicamente ricordate, penso ai tanti giornalisti che vivono sotto scorta e con fondato sospetto che un giorno vicino o lontano la criminalità organizzata si vendicherà, penso ai tanti giornalisti che improvvisamente lo stato ha tolto la scorta, penso ai tanti giornalisti inviati di guerra misteriosamente scomparsi e di cui ancora nulla si sa.
La libertà di stampa- non centra l’ordine professionale – va comunque ad ogni costo difesa e resa concreta con articoli ed intervista, un compito oggi non sempre facile per le continue contraddizioni che emergono da quanti a vario titolo hanno il compito di fermare la strage del coronavirus.
Anche il giornalisti sono in guerra contro il nemico invisibile “coronavirus” non importa se le istituzioni e non solo li hanno chiusi in un avvilente silenzio.

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