La vittima Francesco Fiorillo
2 minuti per la letturaVIBO VALENTIA – Un elemento importante ai fini dell’individuazione dei due arrestati (LEGGI LA NOTIZIA) per l’omicidio di Francesco Fiorillo (LEGGI LA NOTIZIA) è stato offerto da Antonio Zuliani, fermato nel marzo dello scorso anno per lo stesso episodio (LEGGI LA NOTIZIA).
Il giovane di 27 anni di Piscopio, nel corso della detenzione carceraria ha infatti tirato in ballo Angelo Michele Arcangelo e Saverio Ramondino, entrambi già noti alle forze dell’ordine, dichiarandoli gli esecutori del delitto e scagionando se stesso. Allo stesso tempo ha però confermato di aver effettuato delle prove con le pistole, unitamente agli altri due complici, in una zona isolata a cavallo tra i comuni di Vibo e San Gregorio e che queste erano state recuperate da D’Angelo il quale sarebbe stato anche l’organizzatore del delitto.
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DELL’OMICIDIO DI FRANCESCO FIORILLO
Ha riferito poi le modalità con le quali è avvenuto il delitto e le fasi preparatorie. Zuliani era stato incastrato dal Dna isolato in un guanto in lattice rinvenuto nei pressi del delitto verificatosi lungo la Statale 18 a poche centinaia di metri dalla Stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo. E proprio su questo aspetto l’indagato ha raccontato agli inquirenti della squadra Mobile che era stato lasciato lì, per ritorsione, da parte dei due altri indagati e la causale sarebbe stata la volontà del 27enne di non prendere parte al delitto. Ad ogni modo, le dichiarazioni rese da Zuliani hanno consentito agli uomini del capo della Mobile di Vibo, Giorgio Grasso e del suo vice Cristian Maffongelli, di stabilire il coinvolgimento nella vicenda di D’Angelo e Ramondino.
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Le analisi tecniche, in particolare i tabulati telefonici, il tracciamento del gps dell’auto di D’Angelo, hanno portato a stabilire, soprattutto quest’ultimo, che la vettura si trovava al momento del delitto in una zona vicina, così come cinque giorni prima, quando si ritiene che fosse stato effettuato un sopralluogo per verificare le vie di fuga. Ramondino, temendo di essere individuato, avrebbe poi fatto pervenire un messaggio in carcere a Zuliani per il tramite la nonna di quest’ultimo in cui ammoniva l’amico che se avesse fatto il suo nome agli investigatori lui avrebbe, per contro, riferito loro di aver agito sotto le sue direttive.
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La Procura di Vibo non ha ancora stabilito gli effettivi ruoli dei due indagati nell’agguato mortale, la presenza di un movente e di un mandante dell’omicidio di Francesco Fiorillo; la vittima, come emerso nella precedente indagine, ed in altre parallele (Operazione “Settimo Cerchio”), avrebbe avuto tendenze pedofile, oltre che precedenti per droga. Ecco perché le indagini sono ancora in corso.
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