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NAPOLI. Al di là dell’ironia, fattore onnipresente nelle esternazioni dei napoletani, concentrata nello striscione dedicato al tecnico, ” Ti restituiamo la Panda….basta che te ne vai, qualcosa di significativo bisogna estrarla dal messaggio, che tanti criptico non è: il “misero”punto raccolto nelle tre gare, di cui due casalinghe consecutive ( Fiorentina e Roma sul terreno amico ) ed una in trasferta su di un campo non proibitivo, chiede giustizia, chiede verità, anche se dure da digerire, chiede motivazioni valide e non fantasiose. I suggerimenti che piovono da ogni parte, e dei quali il solo Spalletti può renderli propri, confermandoli o smentendoli, apportando i giusti correttivi al fine di motivare il perché di queste debacle, una dietro l’altra. Poteva essere un anno glorioso per il Napoli, perché aveva una rosa competitiva e un allenatore di livello: la realtà, cruda ma vera, è che la colpa è divisa, non in parti uguali, tra tutti Hanno fatto male tutti, e non ci si aspettava che il Napoli incappasse in così tante cadute. Per qualcuno i gol incassati nei minuti finali indicavano un problema nella preparazione atletica, altri vedevano la causa nella condizione mentale.
Moltissimi, confermato dai commenti raccolti sia in trasmissioni televisive che sulla carta stampata, hanno puntato l’indice sul cattivo utilizzo di Mertens ( con lui in campo, a sostegno di Osimhen, il momentaneo pari con i viola, il vantaggio, anch’esso fugace, con la Roma e con l’Empoli ndr), e le sostituzioni, a volte forzate, eppure c’era qualche alternativa, migliore e più sicura ( leggasi l’avvicendamento di Zanoli con Malcuit, poi risultato disastroso, anche se in panca sedeva Tuanzebe, che sulla fascia destra avrebbe creato meno caos e meno sfaceli….). Considerando che la percentuale maggiore di critiche, soprattutto per i due motivi sopra esposti, è stata appannaggio dell’allenatore, spieghi il buon “Luciano”, senza ricorrere a fantasie dialettiche, il perché dell’,operare in questo modo, non adducendo, lo faccia per cortesia, che si sarebbe turbato l’equilibrio della squadra con il belga in campo, nell’undici di partenza.
Si registrano prove inconfutabili del contrario, risalendo con la memoria, non alle ultime due gare ( goleada con il Sassuolo e vittoria contro il Torino in trasferta), ma alla partita disputata contro l’Udinese al Maradona: sotto di un gol a fine primo tempo, il risultato viene sovvertito grazie all’innesto di Mertens. Se commettiamo degli errori di valutazione, il tecnico ci contraddica, ma non osi tirar dentro fortuna o situazioni particolari. Accetteremo ogni suo dire, pur riconoscendo che il calcio non è una scienza esatta, ma uno scudetto “regalato” non potevamo e non dovevamo permettercelo, noi che siamo sempre a ripeterci: ” mai una gioia….”
Per concludere, avendo evidenziato che le colpe per questo sogno che da realtà è passato, nel giro di tre settimane, ad una delusione gigantesca, è bene che la società, che fa capo al padre-padrone De Laurentiis, recuperi tra i tanti ex che hanno indossato la casacca azzurra una personalità di spicco che possa essere filtro tra proprietà, calciatori e tecnico. Un esempio calzante è la figura di Paolo Maldini al Milan, potenziale squadra vincitrice del tricolore, che è un uomo della società, pronto a smussare ogni piccolo spigolo, ad avere colloqui con allenatore e giocatori, mai interferendo sulle scelte tecniche e tattiche, in modo da gestire l’ambiente senza che escano, come accade a Napoli, di continuo, pettegolezzi e chiacchiere, che di certo minano la serenità di tutti.
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