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NAPOLI. Il silenzio che regna sulla panchina partenopea, rotto solo da una protesta su un fallo laterale non assegnato agli azzurri, già in vantaggio per quattro a uno, all’86’ ha una duplice motivazione: cosa vuoi aggiungere a ciò che hai insegnato ad i tuoi atleti durante la settimana, in preparazione di una partita delicata e difficile quale era, sulla carta, quella da disputare allo Stadion Miejski im. Marszałka Józefa Piłsudskiego? Non curarsi degli avvoltoi che si aggirano minacciosi sulla sua testa, tacciandolo di non riuscire a giocarsela se lamenti assenze che rispondono ai nomi di Osimhen, Insigne, Ruiz, sapendo, invece, interpretare le capacità di ogni atleta, cambiare modulo, ottenere il meglio da ognuno di loro, annichilendo la bellezza di oltre trentamila spettatori che sembravano voler spingere il pallone verso la porta del Napoli con un incitamento che non ha mai conosciuto tregua, anche sul risultato appannaggio degli azzurri.
Chi pensava ad una resa dopo i primi dieci minuti di gioco, che avevano dimostrato un Napoli per nulla timoroso, anzi spavaldo, commetteva un errore, forse non conoscendo le doti di una compagine che, come scritto sulle casacchine utilizzate per l’allenamento e per chi sosta in panchina, “ ..non deve mollare!”: era sotto di una rete per una leggerezza di Di Lorenzo che lasciava scappare Luquinhas, abile a sfruttare un corridoio per Mladenovic, in grado, a sua volta, di evitare l’intervento alla disperata di Anguissa, avendo poi gioco facile Emreli per depositare in rete superando sia Meret che Koulibaly, non riuscendo il senegalese ad impattare di testa la sfera per pochi centimetri! Al riposo si contavano una serie interminabile di conclusioni verso la porta polacca, un possesso palla che sfiorava il settanta per cento, ma il risultato era al passivo.
Nulla da temere, Spalletti conosce i suoi “polli”, insiste sullo schieramento iniziale e la ragione ancora una volta è dalla sua parte: il modulo senza Osimhen prevede un vorticoso giro palla, tralasciando le verticalizzazioni che sono le caratteristiche della squadra con Insigne ed il nigeriano, ed una continua spinta sulle fasce, confidando nella presenza a metà campo del gigante ( sia nel senso fisico che tecnico e tattico ndr) Anguissa, capace di organizzare, essere il faro, agire da catalizzatore di tutti i palloni, essere incontrista e suggeritore come non si era mai visto un calciatore simile con indosso la casacca azzurra. Hai ragione Luciano, sei eclettico come allenatore, sei uno psicologo nato, non tralasci i particolari, sei un buon padre di famiglia per tutti i calciatori, compreso il terzo portiere, dimostri di avere quella dote fondamentale per i vincenti, di saper leggere le partite, soprattutto nei momenti di difficoltà, utilizzare le sostituzioni come meglio non si potrebbe.
Esempio significativo, l’ingressodi Mertens e di Politano: hanno sconquassato ogni velleità polacca, ha lasciato il campo Zielinski e non Petagna, come chiunque altro avrebbe immaginato e provveduto, e le reti del largo successo portano la firma di Mertens su penalty procurato da Politano, e di Lozano su assist di Petagna, servito con un lancio millimetrico del belga. Fortuna nell’aver imbroccato i cambi? Nient’affatto, è pura capacità di stratega, che non si nasconde dietro facili entusiasmi, ma che ha intuito sin da subito quali erano i mali della squadra, scaturiti da comportamenti che erano intrisi solo di grinta e di nervosismo, ma scevri di ciò che poteva essere il toccasana per un team ricco di giovani e di esperti calciatori, la tranquillità e la coscienza della propria forza, che, lo stiamo apprezzando da agosto, non è poca roba.
La classifica del girone è diventata, tutto d’un tratto, un mini trofeo raggiunto: primi nel girone, distanziando Leicester e Spartak, prossimo avversario in terra moscovita, grazie al pari tra le altre due contendenti del girone. Oltre alla gioia per la vittoria, per la prestazione convincente, per le risposte date a chi teme ancora la Coppa d’Africa, la soddisfazione di Mertens per la rete realizzata su rigore, ma con un “cucchiaio” degno dei tempi migliori del “Ciro”, napoletano acquisito, l’entusiasmo che ha contagiato la panchina alla rete del belga, lo sguardo al cielo di Mertens, la mimica del pancione della consorte, il sorriso per la paternità prima che per il centotrentaseiesimo gol con la maglia del Napoli, tutte emozioni che stanno incoronando la città partenopea la vera regina del calcio italiano!
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