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NAPOLI – Molti addetti ai lavori (soprattutto i tifosi, passando per i giornalisti ed arrivando alla gente cui non frega niente del calcio) chiedono di ricapitolare le versioni che si sono alternate negli ultimi quindici giorni per stabilire il rapporto tra controllo e salvaguardia della salute pubblica e gare di calcio. Impossibile valutare dove sia la ragione e dove la follia, il limite tra passione incontenibile e raziocinio, le considerazioni economiche (quelle che fanno gola ai presidenti delle società) e le ambizioni strettamente legate ai trofei (scudetto, Coppa Italia, Coppe europee): ciò che è apparso evidente sin dai primi sintomi dell’epidemia (pandemia o virus letale) è stata l’approssimazione nel ricercare soluzioni, ma soprattutto i contrasti sorti tra le diverse mentalità (leggasi interessi), generando attriti che hanno finito col far insorgere sospetti, cattiverie, e dando la stura alle solite manifestazioni di tifo (non il malanno…) con accuse reciproche, ipotetici favoritismi, ripicche tipiche dei bambini. La soluzione che sembrava ai più, logica e “salvavita”, risiedeva nel continuare a disputare le gare in assenza di pubblico, ma avrebbero pianto le casse societarie, ed era preferibile, secondo alcuni, far piangere famiglie infettate! Poi si è affacciata la soluzione “tampone”, dividendo l’Italia tra zone immuni (ne esistono per davvero? ) e zone da isolare, per cui si è giocato nel Lazio, in Campania, in Sardegna ed in Puglia, lasciando a “campo asciutto” l’intero Nord, e, il calendario aveva in programma proprio una delle gare più interessanti e decisive per l’aggiudicazione del titolo , un dentro o fuori tra le squadre che se le sono date di santa ragione (a livello di dialettica e di match incandescenti), da sempre, ed in particolare per l’assegnazione di un tricolore. Juventus – Inter a porte chiuse? No, significava non dare soddisfazione ai tifosi di fede bianconera di urlare improperi e tacciare di tradimento Antonio Conte, diventato trainer dei rivali storici. E si dimenticava del fattore salute? No, assolutamente, ed ecco il presidente nerazzurro Zhang accanirsi contro il presidente della lega, definendolo un pagliaccio, per aver sottovalutato il problema “Covid 19”. Ed eccoci alle ultime: sospensione delle due semifinali di Coppa Italia, compresa quella che doveva vedere contrapposti il Napoli e l’Inter, ma effetto che trascinerà l’intero campionato e le altre manifestazioni calcistiche e non, in un vortice senza via d’uscita, la decisione di fermare tutto ciò che riguarda ogni genere di gara sportiva, per i prossimi trenta giorni. Doverose queste prese di posizione governative supportate dalle diverse federazioni, e la vera “droga del popolo” che è stata, è e sarà il calcio, deve inchinarsi a decisioni che hanno come obiettivo la salvaguardia del valore primo di ognuno di noi: la vita!
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