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Amedeo Minghi: «La musica italiana è malata, recuperiamo le radici». Queste le parole, pronunciate dall’artista in occasione di una serata benefica per Medici Senza Frontiere a Napoli.


NAPOLI – In un momento di riflessione sulla scena musicale italiana, Amedeo Minghi, celebre melodista e interprete di brani che hanno segnato la storia della musica, lancia un grido di allarme: «Oggi la musica italiana non gode di buona salute. È un po’ malata, purtroppo. Bisognerebbe trovare degli anticorpi, degli antibiotici. Occorre recuperare le proprie radici, partire da quello. Se si dimenticano le radici, tutto il resto non serve». Queste parole, pronunciate in occasione di una serata benefica per Medici Senza Frontiere a Napoli, promossa dal dottor Salvio Zungri, mettono in luce una questione cruciale per l’arte musicale nazionale. Sul palco del Teatro Mediterraneo, Minghi, attualmente in tour con il suo nuovo progetto discografico “Anima Sbiadita”, non si è limitato a presentare la sua ultima fatica, ma ha voluto fare il punto sullo stato di salute della musica italiana e sul ruolo che essa dovrebbe ricoprire.

AMEDEO MINGHI: «LA MUSICA ITALIANA È MALATA, RECUPERIAMO LE RADICI»

Secondo Minghi, la musica italiana ha perso quelle caratteristiche distintive che un tempo la rendevano unica nel panorama mondiale. «Non era una musica che imitava altre musiche, ma veniva imitata», ha sottolineato. «Eravamo tra quelli che producevano cover internazionali; tanti dei miei brani sono stati cantati in molte lingue. La musica che propongono oggi i ragazzi non ha queste caratteristiche di internazionalità, anche perché somiglia troppo a tutto quello che già c’è».

Questa perdita di identità, per Minghi, è un sintomo di un problema più profondo. La soluzione? Tornare alle radici. «La canzone napoletana, ad esempio, è tra le radici più forti che abbiamo. Tutte le canzoni più belle del mondo sono napoletane. Anche i rocker più strani scrivono melodie napoletane», ha osservato, ribadendo l’importanza di un legame profondo con la tradizione per costruire qualcosa di nuovo e autentico.

“ANIMA SBIADITA”: IL NUOVO ALBUM DI AMEDEO MINGHI

Il titolo del suo ultimo album, “Anima Sbiadita”, riflette il mondo contemporaneo secondo l’artista: «Diciamo che il mondo è sbiadito, e sono sbiadito anch’io. Per guardarlo da vicino bisogna ‘sbiadirsi’ ed essere trasparenti».

Con questo progetto, Minghi ha voluto essere schietto, raccontando la realtà senza filtri. «Non possiamo raccontare bugie. Questo non è un buon momento per l’umanità e, purtroppo, dobbiamo raccontarlo per cercare di risolvere il problema, se possibile». Un realismo che si traduce in un disco meno edulcorato, ma più sincero, capace di rispecchiare il momento di difficoltà globale.

ARTE E SUPERFICIALITÀ: UNA DICOTOMIA CONTEMPORANEA

Sul ruolo della musica come strumento per affrontare i momenti bui, Minghi ha riflettuto con una vena di amarezza. «L’arte da sempre avrebbe il ruolo di riappacificare, di accomunare, ma questo non è il momento adatto», ha detto. «Anche se ci sono grandi aggregazioni, apparentemente, nei concerti, alla fine è tutto un po’ superficiale. Stiamo attraversando un momento in cui la mediocrità predomina, quindi l’arte soffre molto di questa situazione e non ha il coraggio di superare l’impasse. Mi auguro che questa fase passi presto».

UN ARTISTA APPASSIONATO

Nonostante una carriera straordinaria, Minghi confessa di non sentirsi mai pienamente soddisfatto. «Non sono mai contento, altrimenti non continuerei a scrivere», ha concluso, lasciando intravedere la passione che lo spinge ancora a creare musica, a raccontare storie e, soprattutto, a cercare di tenere vive quelle radici di cui la musica italiana sembra avere così tanto bisogno. In un panorama in trasformazione, le parole di Amedeo Minghi risuonano come un invito a riflettere sull’essenza dell’arte e sull’importanza di un’identità culturale che non si lasci sopraffare dalla superficialità.

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