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“La coatta divisione politica delle due Coree – del Nord e del Sud – si presta soltanto come metafora, di platonica discendenza, per interrogarsi sulle difficoltà di ri-unione di due anime gemelle”. Così il regista Alfonso Postiglione introduce, in una sua nota, La riunificazione delle due Coree alla prima versione italiana del testo di Joël Pommerat, in scena, da mercoledì 22 marzo 2017 alle ore 21.00 (in replica fino a domenica 26), al Teatro Nuovo di Napoli.
Presentato da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro, in collaborazione con La Corte Ospitale e Armunia Festival Inequilibrio, l’allestimento, strutturato in 18 quadri eterogenei che si susseguono indipendenti uno dopo l’altro, affronta il tema dell’amore, o meglio della verità dell’amore, della sua forza trascinante e dirompente, tra piccole e grandi ipocrisie che naufragano e affondano dinanzi alla prepotente forza di questo indefinibile sentimento.
Sono storie che raccontano di noi, del fenomeno difettoso dell’amore, sia esso amore coniugale, sessuale ma anche filiale, amore vissuto, o solo sognato, desiderato.
Si parla d’amore, quello vero, secondo Pommerat, ma si parla anche di assenza del medesimo, di egoismo, algidità e incomprensioni. Il tutto condito, spesso, d’ironia e situazioni surreali, in cui il drammaturgo dà sfogo a fantasia, cinismo, imprevisto e quotidiano.
L’autore indaga l’amore nelle infinite declinazioni di coppia, inclusa l’amicizia nella sua instabilità. Lo seziona, lo frammenta, lo incalza, lo mette alla berlina, lo uccide dove sembrerebbe poter esistere, avere consistenza, crescere e durare. Lo mostra nelle situazioni più normali, quotidiane, e in quelle più assurde.
A dar vita alle molteplici scene indipendenti, brevi trame che hanno al centro le dinamiche amorose, saranno Sara Alzetta, Giandomenico Cupaiuolo, Paolo De Vita, Biagio Forestieri, Laura Graziosi, Giulia Innocenti, Gaia Insenga, Armando Iovino, Giulia Weber.
In questo spaccato delle relazioni umane, oscillando tra la parodia della fiction e il dramma della vita quotidiana, tra naturalismo e fantasia, lo scrittore francese con disincanto ma pieno di umanità, offre, con leggerezza, ma senza pietà, uno spaccato realistico della coppia, coinvolgendo lo spettatore a ritrovarsi o a distanziarsi, a entrare o no in empatia con i personaggi, a ideare una propria risoluzione, a ripensare sulle proprie perdite e separazioni. Insomma, a riflettere sul mistero dell’amore.
L’allestimento si avvale delle scene a cura di Roberto Crea, i costumi di Marianna Carbone, le musiche di Paolo Coletta, la scrittura fisica di Simona Lisi.
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