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Napoli, Don Antonio Loffredo evidenzia che l’unico linguaggio universale che può ancora raggiungere i ragazzi è quello della bellezza.
NAPOLI – I ragazzi, tutti i ragazzi, non solo quelli cresciuti nei quartieri a rischio, hanno bisogno del bello come guida, come stella polare per il loro futuro. È questo il messaggio forte e chiaro lanciato da don Antonio Loffredo, che con il suo impegno ha trasformato il quartiere Sanità di Napoli in un modello di riscatto sociale e culturale.
Durante la presentazione del libro “PhotoAnsa”, don Loffredo ha ripercorso il suo cammino nella Sanità, ricordando il lavoro iniziato più di vent’anni fa e l’eredità di don Peppe Rassello, suo predecessore, che sognava un quartiere aperto, vivo, capace di valorizzare i suoi talenti. Quando vi arrivò nel 2001, racconta, si rese subito conto di una cosa: «Questo quartiere aveva delle grandi potenzialità, con grandi possibilità di sviluppo». E così è stato.
All’epoca, la Sanità era percepita come una realtà isolata, un microcosmo dimenticato. Oggi, non è più solo un luogo simbolo di degrado, ma un esempio di rinascita sociale e culturale. Una rivoluzione partita dal basso, che ha coinvolto i giovani attraverso cultura, musica, arte e sport, strumenti capaci di offrire un’alternativa concreta alla strada.
Napoli, Don Loffredo: «Ai ragazzi bisogna offrire modelli del bello»
L’età dei ragazzi coinvolti in fatti di cronaca si abbassa sempre di più – ha sottolineato don Loffredo – e questo lavoro deve continuare ovunque, perché ormai molti di loro sono «Fuori da tutto; sono oltre il rispetto, la scuola, i genitori». L’unico linguaggio universale che può ancora raggiungerli? Quello della bellezza. «I ragazzi hanno un solo modo per dialogare con noi: attraverso la cultura, la musica, lo sport. Non siamo animali all’ingrasso, abbiamo bisogno di nutrirci di altro nella vita», ha affermato con convinzione.
Una fiction in corso di produzione
Un impegno che ora diventa anche una fiction, in corso di produzione, ispirata proprio alla sua storia. Il protagonista si chiamerà Giuseppe, in omaggio a don Peppe Rassello, colui che per primo aveva sognato una Sanità aperta e capace di offrire opportunità. Un sogno che, grazie a don Loffredo, è diventato realtà.
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