X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

Guardarsi negli occhi e giocare finalmente a carte scoperte. Il centrodestra deve chiudere la disputa intestina sui candidati alle prossime amministrative, andando oltre i messaggi in bottiglia, inviati per lo più dal leader Matteo Salvini, con il rischio che “l’affetto stabile” (così lo aveva definito Giorgia Meloni in pieno lockdown) si trasformi però in un triste matrimonio di convenienza.

Schermaglie a parte, su questo o quell’altro nome, che Forza Italia sia diventata necessaria per portare il centrodestra alla vittoria, in caso di elezioni politiche, è ormai un dato di fatto. La Lega scende, Fdi sale, mentre gli azzurri stanno riconquistando terreno, seppur lentamente, tanto da portare il vicepresidente azzurro, Antonio Tajani a parlare di “una ottima aria”.

La strategia ‘istituzionale’, condita da quel tono ‘rassicurante’ e mai ‘urlato’ di Silvio Berlusconi sembra quindi funzionare. Non è un caso infatti che la stessa Meloni gli abbia quasi perdonato la sua difesa del Mes: “Leggo ogni giorno ricostruzioni di questo centrodestra dove io e Salvini stiamo sempre a litigare, mentre Berlusconi va per i fatti suoi. Siamo tre partiti che hanno sfumature diverse ed è giusto che sia così anche in questa fase”. E che Salvini, dopo gli attacchi della scorsa settimana, abbia gettato acqua sul fuoco definendo i rapporti con l’uomo di Arcore “ottimi”.

I nodi però restano, ed è prevedibile che i tre leader non riescano a scioglierli neanche con un faccia a faccia notturno. Berlusconi di fatto ha blindato sia Raffaele Fitto (candidato in Puglia per Fdi) che Stefano Caldoro (uomo azzurro chiamato a battere Vincenzo De Luca in Campania) ed è pronto anche a schierarsi nelle Marche al fianco di Francesco Acquaroli. “Non c’è nessuna sfida. C’è un accordo e noi siamo abituati a rispettare gli accordi – ha tuonato il Cav che si trova ancora in Provenza – Finora non ho sentito nessun argomento valido per ridiscutere scelte già fatte. Anche perché si tratta dei candidati migliori possibili, per competenza e per consenso, nelle loro regioni”.

Non la pensa così il Capitano che già prima del lockdown, aveva ‘invitato’ gli alleati, seppur da lontano, a un rimescolamento delle carte e degli accordi fatti, soprattutto in regioni come Campania e Puglia. Uomini della società civile e non di partito, anzi, se senza tessera meglio, aveva ripetuto Salvini che, non avendo ricevuto una risposta soddisfacente, ha deciso per la fuga in avanti sia in Puglia, presentando Nuccio Altieri come possibile alternativa, che nelle Marche con la non ancora ufficializzata proposta di Fabrizio Ciarapica, sindaco di Civitanova.

E se sulle regionali si prevede un nulla di fatto – anche perché alla fine il voto previsto è il 20 settembre – nel centrodestra restano ancora da chiarire alcune posizioni. Berlusconi sulla grande manifestazione del 4 luglio è stato tiepido: “Dell’ iniziativa dobbiamo ancora parlare con i nostri alleati. Ma consentire agli italiani di esprimersi è sempre un esercizio di democrazia”. E anche sulla richiesta di Salvini e Meloni a riportare gli elettori al voto con l’election day di settembre, il leader azzurro non si esprime. Prima, è il ragionamento del Cav, dovrebbe cadere il governo Conte II. Sostenendo poi il taglio dei parlamentari – tanto da dirsi convinto nel votare sì per il referendum confermativo -, Berlusconi non vedrebbe come una mossa azzeccata andare alle urne a settembre, soprattutto in termini di consensi. Il rischio sarebbe quello di eleggere mille parlamentari per poi essere costretti a rifare tutto da capo, con l’entrata in vigore del taglia-poltrone.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE