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L’ordinaria straordinarietà partenopea. Il richiamo alla normalità è stato accolto subito, appena eletto (e neppure insediato) il professor Gaetano Manfredi è stato subito accontentato: due omicidi in tre giorni, una ragazzata gambizzata, un ragazzino accoltellato nella movida, lo sciopero dell’Asìa, il blocco del traffico (anche per via delle prime piogge) e svariate altre cosucce.

Ora che ha sistemato la scrivania a Palazzo San Giacomo, l’ex rettore può confrontarsi a pieno titolo con la quotidianità. L’approccio, al momento, è parso quello giusto: «Dobbiamo avere un Piano traffico fatto in modo tecnico. Valutare bene l’impatto della chiusura del Lungomare di Napoli.

Credo che in alcune ore della giornata e nel fine settimana debba essere chiuso al traffico perché rappresenta un luogo che è anche piacevole per i cittadini. Ma poi dobbiamo valutare se ci possono essere delle situazioni o dei momenti della settimana in cui si possa rendere necessario il ripristino del traffico. Io mi auguro che riusciremo a ridurre il carico del traffico e a migliorare molto la qualità del trasporto pubblico, soprattutto quello della metropolitana, con i nuovi treni che dobbiamo mettere in linea.

Il problema è fare in modo che tutto sia affrontato in maniera tecnica. Pezzi della città vanno pedonalizzati ma per far questo dobbiamo consentire ai cittadini di potersi muovere», ha detto ieri il nuovo sindaco di Napoli intervenendo a Radio Crc (nella trasmissione “Barba e capelli”).

Insomma, niente più utopie ideologiche e tattiche di propaganda, ora tutto deve passare attraverso il setaccio scientifico. E sugli altri fronti? «Terrò per me la delega su Pnrr e sui settori del digitale e dell’innovazione. Sono deleghe strategiche per il futuro della città, temi che seguirò direttamente.

E’ troppo importante », ha spiegato Gaetano Manfredi, che in molti in città già indicano come “il nostro Draghi”. Dalle questioni tecniche a quelle di stile, nella stessa intervista Manfredi ha spiegato che sulla scrivania – lì dove de Magistris teneva Che Guevara, Arafat e Mimmo Lucano – lui sistemerà altre immagini.

«Metterò quella del Presidente della Repubblica e quella della mia famiglia che ha sempre pagato il prezzo più alto delle mie scelte e che temo potrò vedere poco».

La rottura con il passato è semplicemente vertiginosa anche se lui resta come sempre tranquillo ed elegantemente distaccato: «Discontinuità con de Magistris? La discontinuità deve essere nel metodo – ha voluto rimarcare – la città deve essere molto inserita nella filiera istituzionale. Napoli è una grande città. Non ho un approccio ideologico, ma il metodo deve essere cambiato».

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