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A Napoli, in corteo fino al Consolato degli Stati Uniti, mentre in tutto il resto d’Italia, nelle sedi della Whirlpool, si svolge la prima delle due giornate di sciopero negli stabilimenti della multinazionale americana che ha siti, oltre che a Napoli, anche a Cassinetta, Pero, Melano, Fabriano, Siena, Comunanza e Carinaro.
Anche ieri, la partecipazione degli operai è stata massiccia: partendo dalla stazione della metropolitana della Linea 2, a Mergellina, hanno sfilato sul lungomare di Napoli fino a raggiungere la sede del Consolato, dove sono stati ricevuti i rappresentanti sindacali di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, che, nei giorni scorsi, avevano inviato una formale richiesta di incontro con il console americano a Napoli, Mary Avery, per chiedere che si faccia portavoce con il presidente Trump della vertenza «non più meridionale o nazionale, ma internazionale». Un incontro durato poco più di 10 minuti, ma ritenuto, comunque, «soddisfacente».
Rosario Rappa, segretario generale Cgil-Fiom Napoli, ha parlato di «obiettivo raggiunto» perché è stata «rappresentata la situazione». Lo scopo è convincere la multinazionale e non dismettere il sito produttivo di Napoli. «C’è un accordo sottoscritto – ha aggiunto – e, come ha detto il ministro Patuanelli, prima di arrivare ad altri tavoli occorre che la multinazionale metta in discussione l’avvio della dismissione del sito di Napoli». Solo in questo modo, dal suo punto di vista, «è possibile riaprire una trattativa senza avere la pistola puntata alla testa».
La richiesta è chiara, come spiega Antonello Accurso, segretario generale Uilm Campania: «Modificare le posizioni della Whirlpool». «Abbiamo dato un segnale preciso: il territorio e unito, accanto ai laboratori di Whirlpool – ha affermato – l’azienda, con il suo comportamento, sta offendendo lavoratori, sindacati, istituzioni e Governo italiano».
In corteo, gli operai, che percorrendo il lungomare hanno determinato un blocco del traffico, hanno indossato le maglie della fabbrica e le t-shirt con la scritta: «Napoli non molla».
Fumogeni colorati, fischietti, bandiere e cori: hanno protestato così, incontrando anche il sostegno di automobilisti e motorini che, nonostante fossero bloccati, hanno suonato i clacson in difesa dei lavoratori.
L’ipotesi di una cessione dell’azienda alla svizzera Passive refrigerazione solutions, la Prs, è, per i lavoratori di Napoli “un pacco», una fregatura, perché «non ci sono garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali». Già la scorsa settimana, Patuanelli, che oggi, a Roma, incontrerà il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, aveva chiesto di ritirare la procedura della cessione del sito di via Argine e scusarsi con lavoratori e istituzioni. Dalla multinazionale, hanno fatto sapere che vendere il sito di Napoli sarebbe l’unico modo per salvaguardare gli oltre 400 posti di lavoro. Parole che agli operai non bastano: chiedono certezze, garanzie, il rispetto di patti già presi con l’accordo dell’ottobre 2018, sottoscritto dai vertici Whirlpool, sindacati, Governo. Intanto, per martedì prossimo, primo ottobre, i sindacati Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm, assieme ai lavoratori, hanno proclamato una assemblea nella fabbrica di Napoli.
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