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L’indagine di CGIL Campania e IRES Campania sulle crisi e le vertenze aperte nel 2019 nel settore industriale in regione, pur non avendo un carattere esaustivo in quanto realizzata nelle aziende sindacalizzate con oltre 15 dipendenti, rappresenta un quadro abbastanza articolato della situazione attuale. L’indagine ha permesso di censire 120 realtà produttive, nelle quali sono occupati 20.900 lavoratori coinvolti in processi di crisi e ristrutturazione. I licenziamenti già effettuati o previsti dalle procedure in corso sono oltre 1.600. Gli esuberi dichiarati, in particolare in rapporto ai contratti di solidarietà operanti, sono oltre 4.700. Se il territorio maggiormente interessato è naturalmente quello di Napoli e della sua area metropolitana per la maggiore concentrazione di attività industriali, le crisi sembrano investi – re in modo uniforme le altre province della Campania, proporzionalmente alle preesistenze industriali, con particolare gravità nei territori di Avellino, Benevento e Caserta dove maggiormente le crisi produttive incidono sull’economia locale. I settori maggiormente colpiti sono quelli metalmeccanico, in particolare dell’automotive, l’in – dotto aeronautico e dell’elettrodo – mestico, insieme ai settori gomma e plastica, chimico e conciario. Particolarmente grave la situazione nell’industria collegata all’edilizia. Prevalgono tavoli istituzionali per la definizione del ricorso agli ammortizzatori sociali, prevalentemente CIG ordinaria e straordinaria e contratti di solidarietà, in sede di Ministero del Lavoro e/o all’assessorato al Lavoro della Regione Campania. Una sezione dell’indagine è dedicata alle categorie sindacali CGIL di riferimento degli occupati delle aziende censite e alla sindacalizzazione dei lavoratori coinvolti, che per la sola CGIL è superiore al 18%. Tra i settori più colpiti c’è quello metalmeccanico con 53 imprese coinvolte in processi di crisi o ristrutturazione aziendale. Con 13 aziende l’automotive è in testa alle produzioni in crisi, seguito dall’aeronautico (6) ed impantistica (5)*, ferroviario (4), installazioni telefoniche (4), carpenteria (4), elettrodomestico (3), siderurgia (3), telecomunicazioni (1). A seguire, con 16 aziende censite, c’è il settore dell’edilizia dove a soffrire maggiormente sono le aziende del cemento (6), legno (4), laterizi (3) e costruzioni (1). Non va bene neanche nel tessile/calzaturiero dove sono state 12 le aziende censite nel setto – re conciario (8) calzaturiero (3) e tessile (1). Non va meglio nel settore gomma/plastica dove su 18 aziende censite, la componentistica (7) è quella che sta soffrendo di più la crisi, seguita dal settore della plastica (1) con la vertenza Treofan Italy di Battipaglia (Salerno). Nel settore chimico, su 9 aziende censite, ad essere colpite sono quelle che lavorano vetro e ceramica (5). Nell’industria alimentare sono state 5 le aziende censite, dove sono presenti aziende lattiero-caseario (1) e salumifici (1). Anche nel settore carta e cartone le aziende del packaging (2) sono in crisi. Infine, il settore dei trasporti, dove le due aziende censite, nel settore delle manutenzioni aeronautiche e dell’handling stanno attraversando un momento delicato. Su 20.900 occupati censiti, nel 2019 ci sono stati 1.648 licenziamenti e 4.758 esuberi. Di questi 3.847 sono iscritti alla propria categoria di appartenenza della CGIL, pari al 18,41% del totale. Su 120 aziende, ben 107 hanno fatto richiesta di accesso agli strumenti di ammortizzatori sociali, così suddivisi: Cassa integrazione guadagni ordinaria (37), Contratti di solidarietà (29), Naspi (15), Cassa integrazione guadagni straordinaria (14), Mobilità in deroga (7), Cassa integrazione guadagni per cessazione attività (3), Cassa integrazione guadagni in deroga (2). Tra le principali crisi che coinvolgono le aziende oggetto dell’indagine, c’è quella che riguarda la debolezza o l’assenza di aree di mercato (97) dovuta anche alla crisi dei consumi, seguita da crisi finanziarie (18) e da ristrutturazioni aziendali (15). Tuttavia, le procedure concorsuali messe in atto sono appena 6, tra queste l’amministrazione giudiziaria (2), liquidazione (2), fallimento (1) e concordato preventivo (1). Il dato più rilevante è sicuramente quello che riguarda i tavoli vertenziali aperti, ben 166 tra tutte le aziende censite. Come detto, nel campione considerato, i territori maggiormente colpiti dalle crisi produttive industriali in testa c’è Napoli e l’Area metropolitana con 34 aziende, seguita da Caserta (29), Salerno (22), Avellino e provincia (21) e Benevento (14).
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