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NAPOLI – L’incertezza sull’utilizzo di Astrazeneca per gli under 60 – sciolta in serata con l’indicazione del Cts che chiede di privilegiare l’uso di Pfizer e Moderna – condiziona anche in Campania il proseguimento della campagna vaccinale. Il governatore Vincenzo De Luca si fa portavoce delle domande che si fanno tutti in merito alle dosi che potranno essere somministrate.

«Oggi dovremo porre un quesito: chi è sotto i 60 anni e ha fatto la prima dose Astrazeneca che fa con il richiamo? A chi lo chiedo, a un generale o a un medico? Io non so a chi devo fare la domanda. Intanto – ha aggiunto nella sua diretta Facebook – aspettiamo il Cts che non è competente mentre tace l’Aifa. Chi ci dice la dose che dobbiamo fare? Ora non somministreremo l’Astrazeneca sotto i 60 anni ma speriamo di avere presto risposte chiare. E visto che chiariamo chi fa cosa, ricordo che il commissario nazionale covid non c’entra niente con lo sforzo organizzativo che è solo delle Regioni, le 500.000 dosi di vaccino le ha fatte il commissario? No, a Roma decidono gli obiettivi che vengono raggiunti dalle Regioni. Il Governo nazionale doveva fare due cose: garantire all’Italia la produzione autonoma di vaccini e garantire un’informazione scientifica semplice, univoca e affidabile. Non ha fatto né l’una né l’altra cosa. In modo particolare, dal punto di vista della comunicazione ai cittadini, siamo di fronte a quello che potremmo chiamare un vero e proprio disastro ».

De Luca è stato polemico anche sulla gestione della pandemia in Italia. «Abbiamo visto emergere nelle ultime ore – spiega – contraddizioni perché sulla gestione del piano covid siamo l’unico paese al mondo in cui gestione non è affidato al ministero della salute ma a una struttura esterna con un commissario, prima il manager Arcuri ora un generale dell’esercito».

“Si è scelta – ha aggiunto – una gestione fuori dal ministero e questo è improduttivo nella battaglia contro il covid. C’è un aspetto organizzativo e logistico che non richiede premi nobel e un aspetto medico-scientifico che deve garantire sanità e vaccini. In tutti paesi del mondo fanno entrambi capo al ministero della salute tranne che in Italia, che sta rivelando la sua inadeguatezza».

Intanto, il bollettino di ieri parla di 199 positivi per un tasso di contagio che si mantiene stabile, 2,29% rispetto al 2,35 di ieri. Altri 11 i decessi registrati mentre si registra un calo dei ricoverati in terapia intensiva, da 43 a 40, e dei ricoverati nei reparti di degenza ordinaria, da 482 a 467. L’incognita più grande oggi sono comunque le varianti del Covid: monitorarle nel tempo è essenziale per valutare la diffusione di ceppi più aggressivi e consentire, dunque, lo sviluppo di vaccini sempre più efficaci.

Proprio per assicurare un’elevata efficienza del sistema di monitoraggio delle varianti, e avvalendosi di apparecchiature altamente sofisticate, nei laboratori di Mercogliano dell’Istituto Pascale per la cura dei tumori, diretti da Nicola Normanno, è stato messo a punto un protocollo di sequenziamento rapido del virus, che consente di avere la completa successione virale entro 24 ore dal tampone molecolare.

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