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Mentre la Campania viene dichiarata zona rossa la politica litiga ‘in 3D’. Vincenzo De Luca, Luigi De Magistris e Luigi Di Maio passano la giornata a rimpallarsi accuse con toni durissimi. Il governatore schiuma rabbia e attacca a testa bassa. De Luca rivendica la sua volontà di voler chiudere tutto “a ottobre” e imputa all’esecutivo le colpe di quello che sta accadendo, auspicando addirittura un cambio della guardia a palazzo Chigi. “Fatti salvi 3-4 ministri questo non è un governo. Per quanto per mi riguarda sarebbe 100 volte meglio uno di unità nazionale o del Presidente che non produca il caos”, tuona.


Per il neo rieletto presidente della Campania l’esecutivo manca di coraggio. Un atteggiamento che, nei fatti, si traduce nella divisione dell’Italia in zone. Una soluzione che definisce “scriteriata”. De Luca se la prende poi con quelli che “hanno banalizzato il problema senza muovere un dito e oggi sono diventati rigoristi” nei confronti di una regione che “ha il tasso di mortalità covid più basso d’Italia”. Il governatore poi spara a zero contro lo “sciacallaggio mediatico” opera, a suo dire, anche di esponenti politici locali.
Nella ‘lista dei cattivi’ di De Luca c’è innanzitutto il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.

“Le immagini che abbiamo visto del lungomare motivano una zona stra-rossa ma chi doveva decidere era impegnato a fare il giro delle Tv a farsi pubblicità”. Non va meglio al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. A lui il presidente della Regione riserva l’epiteto di “coniglio” per non essersi mai confrontato in un dibattito politico. Ma nessuno si salva dagli strali di De Luca. Nel sermone finiscono anche il consulente del ministero della Salute, Walter Ricciardi, definito “un personaggio in cerca di autore” e Roberto Saviano “un camorrologo di professione ormai milionario che continua a vestirsi come un carrettiere perché fa tendenza”.


Le risposte al ‘j’accuse’ del governatore sono altrettanto nette. Luigi De Magistris, infatti, rispedisce la palla proprio nella metacampo della Regione. Secondo il sindaco di Napoli infatti la zona rossa è “la prova che i dati ufficiali regionali non corrispondevano alla realtà”. Ma nessun affondo personale davanti al “profluvio di insulti”, anzi pure la disponibilità a un incontro perché “il mio livello istituzionale è di un’altra stoffa”.


Picchia più duro Luigi Di Maio. Per il ministro degli Esteri la responsabilità del malgoverno della sanità campana negli ultimi anni “spetta sicuramente a De Luca” che “con un pizzico di umiltà” dovrebbe “anteporre gli interessi della collettività al suo personale egoismo” accettando gli aiuti proposti dal governo. Toni esasperati che non aiutano certo a stemperare la tensione sociale davanti alle prime proteste. A tal proposito l’invito a mantenere comportamenti corretti arriva dal prefetto di Napoli, Marco Valentini che auspica dalla cittadinanza “una prova di grande maturità come nella prima fase della pandemia”. Quella che i ‘3D’ della politica campana, fino a ora, non stanno dando.

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