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Alla fine la Campania è diventata zona rossa. Dopo richieste, polemiche, rimandi e proteste, il Governo da domani farà scattare l’aggravamento delle misure di restrizione. Del resto, negli ultimi giorni, gli allarmi si erano moltiplicati: ospedali pieni, pazienti in fila, medici al tracollo. Il governatore De Luca anche ieri ha ribadito che lui, la Campania, voleva chiuderla “ad ottobre” e che il Governo ha invece scelto di “prendere provvedimenti sminuzzati”. Una scelta, “quella di perdere tempo” duramente criticata : “il Governo crea caos, vada a casa”.
Ieri doveva essere anche il giorno dell’ordinanza del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Ordinanza che, però, vista la zona rossa, il primo cittadino annuncia che non emetterà più.
Piuttosto si rivolge al Governo e al premier Conte chiede “ristori economici immediati perchè la città non può pagare sulla propria pelle una zona rossa che, se ci fosse stato sul piano sanitario un lavoro diverso nei mesi successivi al lockdown, poteva essere evitata”.
Colori delle zone a parte, dunque, le polemiche non si fermano.
E gli allarmi neppure. Ieri il presidente di Federfarma Napoli, Riccardo Maria Iorio, ha parlato chiaro: “Abbiamo incessantemente richieste di ossigeno nelle farmacie; persone comprensibilmente disperate ed impaurite alle quali, purtroppo, dobbiamo rispondere quasi sempre negativamente. A poco è valso l’appello di riconsegnare le bombole in farmacia: ormai la domanda è di gran lunga superiore all’offerta”.
Nella giornata in cui i positivi sono poco più di 4mila persone su 25mila tamponi, è scattato l’obbligo di prescrizione medica per sottoporsi al tampone anche nei laboratori privati. Una decisione che non è piaciuta affatto a Gennaro Lamberti, presidente campano di Federlab secondo il quale “se pongo dei paletti di natura burocratica alla possibilità di fare tamponi, faccio abbassare il numero dei positivi”. “I medici di medicina generale sono già oberati di lavoro, passeranno giorni e alla fine il sospetto positivo asintomatico deciderà di non fare il tampone, è una limitazione inutile alla libertà personale. Una marcia indietro rispetto all’affidamento dei tamponi ai privati?”, ha sottolineato.
Intanto riapre oggi l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli che è stato chiuso lo scorso 30 ottobre e che è stato riconvertito in nosocomio esclusivamente covid19: dalle ore 14 di domani verranno aperti 19 posti di degenza al secondo piano e 21 posti al terzo piano, per un totale di 40 letti. “Aver riconvertito il San Giovanni Bosco in Covid Center permetterà di aumentare l’offerta di posti letto per le degenze mediche ma, soprattutto, di garantire ai pazienti che presentano anche altre necessità di cura e positivi al virus l’assistenza completa ai loro problemi di salute”, spiega Ciro Verdoliva, direttore generale dell’Asl Napoli 1.
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