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NAPOLI – Dai 1500-1700 contagi dei giorni scorsi si balza ai 2.280 censiti ieri dall’Unità di crisi.
Numeri da paura per la Campania, e il governatore Vincenzo De Luca annuncia il lockdown regionale. «Siamo a un passo dalla tragedia – avverte – ora l’unica priorità sono le vite delle nostre famiglie, il resto passa in secondo piano. Non voglio vedere le bare sui camion militari», avverte evocando l’immagine simbolo della tragedia di Bergamo.
L’ordinanza di chiusura sarà firmata tra domani e domenica. De Luca chiede un lockdown nazionale al Governo, ma in ogni caso la Campania – ricorda – va avanti su questa strada. «I dati attuali sul contagio rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, fatte salve le categorie che producono e movimentano beni essenziali (industria, agricoltura, edilizia, agro-alimentare, trasporti). E’ indispensabile bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale.


Non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate». Anche perché cifre del genere rendono impossibile il contact tracing: «Nessuna struttura sanitaria potrebbe ricostruire la catena di contagi per migliaia di persone ogni giorno». La situazione dei posti letto in Campania è diventata «pesante». «La programmazione ci consente ancora di reggere ma con questi numeri non c’è nessun sistema ospedaliero al mondo in grado di reggere l’onda d’urto. Oggi lo facciamo grazie al sacrificio di migliaia di medici e personale sanitario ma nel giro di pochi giorni rischiamo di avere le terapie intensive intasate».


Il governatore ipotizza una chiusura della Campania per 30-40 giorni, «poi si vedrà”: «Meglio chiudere ora, in un periodo in cui anche le attività commerciali non sono particolarmente floride, e sperare in riaperture per Natale».
Insomma, nell’interlocuzione con il Governo «la discussione non è più se chiudere o meno, ma come aiutare le categorie colpite», ricorda De Luca sottolineando di essere perfettamente consapevole delle conseguenze economiche della decisione. «Ma qual è l’alternativa?», domanda, anche in riferimento alla scuola: si era ipotizzata una riapertura delle primarie per lunedì sulla base dei dati dell’epidemia, domani si riunisce l’Unità di crisi per un esame della situazione ma visti i numeri sembra da escludere un ritorno in classe per i bimbi delle elementari. De Luca snocciola i dati: nelle due settimane dopo la ripresa delle lezioni, il contagio della popolazione complessiva è aumentato di tre volte, quello della fascia d’età fino a 18 anni di ben nove volte. «Quale genitore degno di questo nome manderebbe serenamente i figli a scuola, con numeri del genere?».


Contro la decisione di De Luca insorgono le opposizioni: il leader del centrodestra Stefano Caldoro chiede al Governo di commissariare la Campania. Valeria Ciarambino (M5s) lancia l’idea di un tavolo a tre con De Luca e Caldoro per scelte condivise: il secondo accetta, il primo non risponde. E cresce la protesta delle categorie produttive: ieri sera a Napoli e stamane a Salerno i commercianti erano scesi in strada contro il coprifuoco, ora monta la mobilitazione contro l’ulteriore giro di vite.

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