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NAPOLI- Una lettera per denunciare “l’ennesima mancanza di coerenza e concretezza nei confronti delle infermiere e degli infermieri a cui abbiamo assistito già in altre regioni». E’ quella spedita dal Movimento Nazionale Infermieri della Campania al governatore campano Vincenzo De Luca e, per conoscenza, anche al primo ministro Giuseppe Conte. Il movimento, che a metà giugno era sceso nelle piazza delle principali città italiane per protestare, si riferisce alla riunione in programma domani tra la Regione Campania e le organizzazioni sindacali per la distribuzione dei cosiddetti “premi covid» agli operatori sanitari impegnanti nei mesi dell’emergenza pandemica, denunciando la differenziazione in diverse categorie di rischio e anche che gli infermieri che si sono contagiati in corsia non avranno il bonus perché erano a curarsi e non hanno lavorato. «Cosa si intende – scrivono – per rischio Covid? Come si può mettere in atto una netta distinzione tra Infermieri A e B? E aggiungiamo noi C, ossia i fantasmi, quelli che non compaiono nemmeno, quelli che secondo le scelte di qualcuno erano completamente al sicuro. Ma, in molti casi, si sono contagiati più facilmente rispetto ad altri. Pensiamo agli infermieri di aree denominate No-Covid, ma anche ai liberi professionisti e ai dipendenti privati che hanno continuato la loro attività anche domiciliare rischiando di essere contagiati. Tutti gli infermieri, durante l’emergenza sanitaria, sono venuti a contatto con pazienti Covid, tutti hanno subito lo stesso identico stress lavorativo, continui aggiornamenti delle direttive aziendali, blocco forzato delle ferie, turni di lavoro imprevedibili e paura di rientrare in casa dai propri cari ». Gli infermieri protestano anche perché il bonus è considerato per il lavoro dal 10 marzo, giorno del lockdown, mentre «la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale – ricordano – è stata ufficialmente proclamata con delibera del Consiglio dei Ministri il 31 Gennaio 2020». Tra le richieste degli infermieri spicca quindi «un’attenta e più scrupolosa valutazione della distribuzione dei «Premi Covid» con inclusione di tutti gli Infermieri che hanno lavorato sia nelle aree Covid che non-Covid, dei dipendenti privati e dei liberi professionisti che hanno continuato la loro attività professionale; assegnare il «premio Covid» per l’intero periodo lavorativo considerando l’effettiva durata dell’emergenza e non solo parte di essa; l’inclusione di tutti gli Infermieri che si sono contagiati di Covid durante l’emergenza sanitaria e pertanto impossibilitati al raggiungimento delle presenze richieste; premio Covid non soggetto a tassazione; prolungamento dei contratti con scadenza a breve termine di almeno un anno». Gli infermieri fanno sapere di non voler abbassare la guardia e si rivolgeranno anche al Presidente Conte.
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