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Il plasma e gli anticorpi sviluppati dai guariti per curare i pazienti ancora infetti e ricoverati in condizioni critiche e già in ventilazione assistita. È la cura che sarà sperimentata in Toscana, capofila di un progetto che coinvolge anche altre quattro regioni, Lazio, Campania, Marche e Molise e le forze armate, e che regala nuove speranze nella lotta all’epidemia da coronavirus. «Partiremo nei prossimi giorni – ha assicurato il governatore toscano Enrico Rossi – quando avremo tutte le autorizzazioni necessarie». Il concetto di base è piuttosto semplice: inserire «con una trasfusione nell’organismo dei malati gli anticorpi sviluppati da coloro che sono guariti, dunque sostanze immunizzate e immunizzanti», spiega l’infettivologo Francesco Menichetti dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana, che coordinerà e promuoverà la sperimentazione a livello regionale. Lo studio ha ottenuto il via libera dal Cnt-Centro nazionale sangue: ha autorizzato protocolli di selezione dei donatori in ogni regione. «La cura dunque si fonda anche sulla donazione di plasma – prosegue Menichetti e la generosità è molto importante visto che ogni donatore può aiutare tre malati critici». Nei prossimi giorni l’Aoup selezionerà i pazienti candidati alla plasmaferesi, ossia la tecnica che permette di estrarre dal sangue il plasma, la cui inattivazione verrà centralizzata tramite trasporto di sacche di sangue (non di pazienti) nell’Officina trasfusionale dell’Area vasta nord-ovest, all’ospedale Cisanello di Pisa. «L’uso di plasma da dona – tori convalescenti – aggiunge l’infettivologo – potrebbe avere un ruolo terapeutico, senza gravi eventi avversi, anche nei pazienti critici affetti da Covid-19, come è già avvenuto in Cina e si sta avviando a Pavia. E la possibilità di disporre di donatori locali offre il valore aggiunto di dare un’immunità specifica acquisita contro l’agente infettivo proprio del ceppo locale, in considerazione del fatto che in altre aree potrebbe essere differente». L’obiettivo della plasmaterapia è anche quel – lo di valutare il decorso clinico dei pazienti trattati in termini di intervallo di tempo per l’estubazione, durata di degenza in terapia intensiva, giorni in ventilazione meccanica, durata della ventilazione con casco Cpap. La sopravvivenza, conclude l’Aoup, «sarà valutata anche in base a età e presenza di altre patologie pregresse e si valuterà la riduzione della carica virale nel tampone nasofaringeo, espettorato e lavaggio broncoalveolare a 1,3 e 7 giorni dopo infusione di plasma, monitorando viremia e risposta immune». I pazienti selezionati saranno adulti positivi al Covid-19, con polmonite grave da almeno 10 giorni attestata da imaging radiologico, insufficienza respiratoria grave e necessità di ventilazione assistita.
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