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Sarà un «prete di strada» a guidare la diocesi di Napoli, la più grande del Mezzogiorno, nei prossimi anni. Papa Francesco, infatti, ha scelto Domenico Battaglia (don Mimmo), 57 anni, originario della Calabria, che dal 2016 è vescovo della piccola diocesi di Cerreto Sannita (Benevento). Don Mimmo succederà al cardinale Crescenzio Sepe (è stato sulla cattedra di Sant’Aspreno negli ultimi 14 anni) che ha lasciato per raggiunti limiti di età e dopo una proroga di due anni concessa dal Papa.
L’annuncio della nomina di don Mimmo ad arcivescovo di Napoli è stata data ieri in contemporanea dalla Santa Sede, nella diocesi partenopea e a Cerreto Sannita anche se il nome circolava con insistenza già da diversi mesi. Nel messaggio rivolto ai fedeli partenopei, don Mimmo ha già la – sciato capire quali saranno le linee guida del suo governo pastorale di una diocesi il cui territorio (che va dai confini dell’area stabiese fino a quella flegrea) deve fare i conti con evidenti «problemi, alcuni antichi ed altri nuovi» – ha detto – ma che comunque «rappresenta il vero tesoro del Sud».
«Accanto al desiderio di questa umanità che vuole rialzarsi, ci sono tanti che sperano – ha scritto ancora -e lottano ogni giorno per la giustizia, l’onestà, l’uguaglianza e la preferenza verso i più deboli, ma anche per la mancanza del lavoro, che rimane la vera piaga di questa nuova società». Don Mimmo Battaglia, prima di approdare a Cerreto Sannita è stato presidente del Centro Calabrese di Solidarietà, struttura legata alle Comunità terapeutiche (Fict) di don Mario Picchi. Dal 2000 al 2006 è stato vice presidente della Fondazione Betania dell’Arcidiocesi metropolitana di Catanzaro-Squillace. Dal 2006 al 2015 ha ricoperto l’incarico di presidente nazionale del – la Federazione Italiana Comunità Terapeutiche.
Al nuovo arcivescovo di Napoli sono giunti, tra gli altri, i messaggi augurali di del presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris e dell’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino mentre don Luigi Ciotti, presidente di Libera, ha scritto che si tratta di «una guida spirituale capace di immergersi nella storia delle persone, a cominciare dalle più fragili, povere, dimenticate. Un pastore anche per molti giovani, di cui sa intercettare bisogni, aspirazioni, inquietudini. Un punto di riferimento ».
Per il ministro Vincenzo Spadafora di certo «saprà affrontare al meglio tutte le sfide che gli porrà questo compito, forte anche del suo percorso di vita, che lo ha visto sempre vicino ai più deboli e agli emarginati». Il nuovo arcivescovo di Napoli farà il suo ingresso in diocesi, molto probabilmente, entro la terza decade del prossimo gennaio. Fino a quella data a guidare la Chiesa di Napoli, ma come amministratore apostolico, sarà il cardinale Crescenzio Sepe, 77 anni, formatosi alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, da 14 a Napoli, dopo aver retto la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, essere stato l’animatore del Giubileo del 2000 con papa Giovanni Paolo II e aver svolto un lungo servizio svolto alla Segreteria di Stato e nella diplomazia vaticana.
«Ho visto tante cose belle in questa diocesi. È una realtà con tante difficoltà ma molto ricca di santità », ha detto il cardinale Sepe, dopo aver dato l’annuncio della nomina del suo successore. Poi ha ricordato le iniziative di carità (tra cui l’asta natalizia di beneficenza e la Casa di Tonia) che sono state avviate ma rese possibili, ha specificato, «grazie al cuore dei napoletani ».
Sepe in pensione non andrà via da Napoli: andrà ad abitare a Capodimonte, in una casa che ha accolto in passato anche i suoi predecessori (cardinali Corrado Ursi e Michele Giordano). «Cosa farò? – ha detto in conferenza stampa – Mi dedicherò alla preghiera e alla lettura». Guardando il mare di Napoli dalla finestra di quella casa perché, ha concluso, “voglio morire con il mare negli occhi».
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