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Un problema politico, da discutere e affrontare in maniera seria. Nei ragionamenti di Maria Stella Gelmini si inquadra così l’ultimo caso che agita Forza Italia, ossia la scelta di Silvio Berlusconi di sostituire il coordinatore lombardo Massimiliano Salini con Licia Ronzulli, a cui ha affidato il ruolo di commissario, a ridosso delle elezioni amministrative. Un cambio da tempo nell’aria e, ne è convinta il ministro per gli Affari regionali, già deciso prima che fosse pubblicato dal sito del Foglio il suo sfogo (con accuse esplicite a Ronzulli) con Antonio Tajani a Sorrento. Ora un confronto fra Gelmini e l’ex premier (spazientito, pare, dalle parole della forzista della prima ora) appare inevitabile: se i due non si sentiranno prima, il rischio è che avvenga a Napoli, dove venerdì e sabato andrà in scena la kermesse nazionale del partito.

Sono pronte mille bandiere e duemila fazzoletti azzurri per la manifestazione «L’Italia del futuro, la forza che unisce», e alla Mostra d’Oltremare con i suoi 1.700 posti sarà allestita “una scenografia da sogno, e ci saranno baby-sitter e dog-sitter per favorire la partecipazione delle famiglie », promette l’europarlamentare di FI Fulvio Martusciello, sicuro che «il partito ha una classe dirigente matura e quindi non c’è il pericolo» che le tensioni di questi giorni rovinino la festa. Questa mattina è in programma l’ultima riunione organizzativa, per ora non è in dubbio la partecipazione di Gelmini, il cui intervento chiuderà la giornata di venerdì. La titolare degli Affari Regionali poi si fermerà assieme ai ministri Mara Carfagna e Renato Brunetta anche sabato, quando Berlusconi dovrebbe tenere l’intervento conclusivo. Sono insomma annunciati tutti i protagonisti delle fibrillazioni che da tempo agitano FI e che danno sempre più l’idea di un partito con due anime, una filo-leghista e una più moderata o filo-centrista.

Tanto che fra i parlamentari azzurri il secondo tema del giorno è il messaggio di complimenti a Carfagna, per l’evento sul Sud a Sorrento, inviato dal leader di Azione Carlo Calenda, «temuto» come possibile collante centrista. Così ha ripercussioni che vanno oltre la Lombardia la sostituzione di Salini (che ha respinto la richiesta di dimissioni e anzi avrebbe tentato una raccolta di firme a difesa del proprio lavoro), decisa da Berlusconi a fronte dei 5 consiglieri regionali fuoriusciti, delle percentuali deludenti nei capoluoghi e dello scarso radicamento in una regione che dovrebbe essere roccaforte. Secondo Gelmini, invece, è incomprensibile destituire, a ridosso delle elezioni locali, anziché – sarebbe il ragionamento del ministro – premiare, un coordinatore moderato, cattolico, che ha lavorato bene, che alle ultime Europee è stato il secondo più votato di FI dopo Berlusconi. E da questo sarebbe nata la scelta di chiedere conto a Tajani a Sorrento. Salini, «amareggiato » dalla sostituzione, ha declinato la nomina a responsabile per i rapporti con le associazioni imprenditoriali. Al suo posto Berlusconi ha pensato di nominare Alessandro Cattaneo. Poi ha scelto di affidare il ruolo di commissario a Ronzulli, una delle persone a lui più vicine.

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