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E’ con un lungo post pubblicato sui social che l’ex capogruppo regionale di Fi in Campania Armando Cesaro si toglie più di un sassolino dalle scarpe. Cesaro è stato assolto dall’accusa di voto di scambio per le elezioni regionali del 2015 perché il fatto non sussiste. Oggi, a distanza di tre anni, finalmente parla.

“Ho fatto tutta la gavetta e mi sono fatto le ossa combattendo contro un pregiudizio che mi ha accompagnato, ma che non credo di meritare – dice – Ho sempre avuto un solo obiettivo: rappresentare i miei concittadini nelle istituzioni e difenderli. Essere il riferimento della mia gente, del popolo da cui provengo e con cui sono cresciuto. Di cui conosco ogni piccolo problema”.

Alle Regionali del 2020, il segretario della Lega, Matteo Salvini, chiese che Cesaro jr, figlio del senatore Luigi, facesse un passo indietro e rinunciasse alla ricandidatura. E, nonostante fosse il capogruppo uscente così fece tant’ è che il suo nome non venne inserito in nessuna lista. Un boccone amaro mandato giù e un lungo periodo di ‘vacanza’, che lo ha tenuto lontano anche dalle Amministrative in programma a Napoli i prossimi 3 e 4 ottobre.

“Faccio politica da quando avevo 15 anni, è la passione della mia vita. Ho frequentato le sezioni, affisso i manifesti di notte, distribuito volantini ai gazebo, allestito palchi, principalmente per farci salire altri – sottolinea – Ricordo il profumo dei primi fac-simile con il mio nome, l’emozione di vedere i primi manifesti con la mia foto. Il mio primo comizio, ho ancora i brividi”.

“Lavorando, senza mollare mai, ho raggiunto tutti i miei traguardi. Dal sogno di un bambino che guardava Silvio Berlusconi come il proprio mito, alla vice presidenza nazionale dei giovani di Forza Italia e all’elezione al Consiglio regionale della Campania, con 30.000 preferenze. Ho risolto problemi, presentato proposte di legge. Sempre presente, sempre attivo – aggiunge – Sono Armando. E ho passato gli ultimi tre anni e mezzo a rinunciare a tutto questo, perché finito sotto inchiesta”.

Poi la stoccata al partito, quello campano, che di fronte alla richiesta della Lega, in coalizione con il centrodestra fu silente: “Per senso di responsabilità e rispetto verso la mia gente, verso il mio partito anzi, verso il capo del mio partito mi sono fatto da parte. E ho aspettato, silenziosamente. Sono stati mesi lunghi e difficili. Da titolare ho scelto di mettermi a bordo campo. Da dirigente ho scelto di tornare militante. Per non dare modo a nessuno di strumentalizzare la mia posizione. E mi è costato tanto”.

“Sono Armando. E oggi sono stato assolto perché il fatto non sussiste – dice ancora – Gli amici veri, quelli che mi conoscono davvero, hanno sempre creduto nella bontà delle mie azioni e mi sono rimasti accanto. E li ringrazio. Non festeggio, perché sono state tante, troppe le rinunce, le ingiurie, la tristezza. Un filosofo disse: ‘La verità è figlia del tempo’. Quel tempo, oggi, è arrivato”.

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