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Si apre una settimana rovente sul fronte del lavoro. Da oggi scatta infatti una serie di scioperi che coinvolgeranno le varie aziende che hanno avviato procedure di licenziamento per migliaia di lavoratori, da Gkn a Whirlpool. E mentre il governo punta a trovare regole che impediscano situazioni da ‘far west’, i sindacati dei metalmeccanici restano in pressing e si tengono pronti alla mobilitazione generale. A far precipitare una situazione già critica è lo sblocco dei licenziamenti scattato il primo luglio, che ha avuto un effetto immediato: in pochi giorni, spiegano i sindacati, sono state avviate procedure per 1.500 lavoratori.

«Decisioni inaccettabili che colpiscono l’insieme del mondo del lavoro», dicono Fiom Fim e Uilm, che per questo hanno deciso di alzare il livello della protesta, con uno sciopero di tutti i metalmeccanici: due ore di stop, che potranno essere effettuate a partire da domani fino a fine mese, con assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Ma questo, assicurano i sindacati, è solo il primo passo verso la mobilitazione generale.

Sempre lunedì scatterà lo sciopero generale nell’area metropolitana di Firenze e a Prato a sostegno della vertenza della Gkn di Campi Bisenzio (Firenze), che ha deciso di chiudere licenziando i 422 dipendenti. Martedì 20 luglio sarà invece la volta di un’altra vertenza calda, quella della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto (Monza), con 152 lavoratori licenziati (sempre via mail). Fim, Fiom e Uilm hanno indetto uno sciopero generale territoriale di 4 ore della Brianza con presidio davanti alla sede della Provincia.

Pochi giorni dopo, giovedì 22 luglio, la vertenza sarà al centro di un tavolo convocato dalla viceministra dello sviluppo Alessandra Todde. Cercano di alzare il tiro anche i lavoratori della Whirlpool di Napoli: dopo le proteste di giovedì scorso contro la procedura di licenziamento collettivo per i 340 addetti, le sigle delle tute blu hanno indetto per giovedì 22 uno sciopero di 8 ore di tutto il gruppo, con manifestazione nazionale a Roma.

E in settimana è in programma anche uno sciopero dei lavoratori dell’Ex Ilva, che incroceranno le braccia martedì 20: la protesta era stata indetta dai sindacati all’indomani dell’incontro dell’8 luglio al Mise, sostenendo di non aver ricevuto «nessuna risposta sia per le questioni inerenti le prospettive industriali ed occupazionali sia per la gestione ordinaria».

Ma il governo assicura di essere «fortemente impegnato», tanto che prima della fine del mese presenterà il piano, annuncia il ministro Giancarlo Giorgetti, che vuole fare dell’acciaieria di Taranto un esempio. E proprio il titolare del Mise guarda con attenzione alla situazione dei licenziamenti, con l’obiettivo di creare un sistema di regole (“Il far west non può esistere in Italia », dice): in particolare, si sta valutando se copiare l’esperienza che c’è in qualche altro paese europeo, di creare un percorso “più appesantito» per chi intende chiudere e delocalizzare.

Dai sindacati arriva invece l’appello ad un patto sociale: «Bisogna far rispettare l’avviso comune del 29 giugno che impegna le aziende ad utilizzare gli ammortizzatori, contratti di solidarietà e intese sulla riduzione dell’orario prima di qualsiasi licenziamento», sottolinea il leader della Cisl Luigi Sbarra.

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