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NAPOLI – Gli occhi gonfi di sonno, i volti rigati dalla stanchezza di chi ha sulle spalle diciassette, interminabili mesi di lotta, i sorrisi stentati per farsi coraggio, nonostante tutto. L’atmosfera che caratterizza quello che la multinazionale statunitense Whirlpool ha deciso fosse l’ultimo giorno di attività dello stabilimento di via Argine non è diversa dal solito. Dopo la notte trascorsa in fabbrica, si aprono le porte dello stabilimento alle forze politiche, a quelle istituzionali e alle associazioni per raccogliere l’ultima testimonianza di solidarietà. L’obiettivo adesso è il governo «sbandato», così come lo definisce il leader partenopeo della Fiom, Rosario Rappa.

“Gli unici due soggetti che non hanno cambiato idea – chiarisce Rappa – sono l’azienda, che dal primo giorno dice che bisogna chiudere e il sindacato, che dal primo giorno dice che bisogna continuare a produrre lavatrici». E con l’esecutivo ce l’ha anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. «Aspettiamo che il governo ci convochi». L’idea dell’inquilino di palazzo San Giacomo è questa: «far diventare via Argine il primo esempio di una fabbrica bene comune, dove il governo, la Regione Campania, la Città Metropolitana acquisiscono le azioni della Whirlpool per un’attività di produzione e se nel caso anche di riconversione, con i lavoratori protagonisti». Valeria Valente, del Pd, dice che «purtroppo non possiamo che prendere atto di una scelta irreversibile».


Tocca alla Regione, la portavoce del pensiero del governatore De Luca è l’assessore Armida Filippelli: «Questa è una realtà produttiva di eccellenza che merita tutti il rispetto e l’attenzione, l’attività deve continuare». «I lavoratori di Napoli, il sindacato, la città e tutti quelli che hanno capito il valore della vertenza – dice Antonio Accurso, leader della Uilm campana – non molleranno, siamo noi l’Italia che Resiste, il governo batta un colpo e faccia valere il suo peso». “Dobbiamo continuare a lottare anche il 5 novembre – commenta Walter Schiavella, segretario generale Cgil Napoli – con lo sciopero generale dell’industria e del terziario dell’area metropolitana che abbiamo proclamato». «Troppe ne abbiamo viste, troppe ne abbiamo subite – gli fa eco Raffaele Paudice, che interviene a nome di Cgil Cisl Uil di Napoli – per noi da Whirlpool parte il progetto attorno al quale bisogna rilanciare l’industria e dare un futuro a questa città». «Da qui – annuncia la segretaria nazionale Fiom, Barbara Tibaldi – non ce ne andremo».

L’assemblea finisce. Nella sala che in questi 17 mesi ha raccolto lacrime, delusioni e speranze, qualcuno resta a discutere su come continuare la lotta. Lo slogan di questa battaglia simbolo per il lavoro, «Napoli non molla», la dice lunga su chi ha le motivazioni più forti. Il 31 ottobre 2020 finisce la storia. Ma in tanti sono pronti a scrivere il secondo atto. Gli operai non mollano.

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