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NAPOLI- L’unica certezza per i 430 operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli è che il 31 ottobre sarà l’ultimo giorno in fabbrica. Dopo si chiude. E’ questo il dato che emerge dal tavolo in videoconferenza, convocato dal Mise, con l’ad di Whirlpool Italia, Luigi La Morgia, Invitalia, sindacati e Regione Campania, aggiungendo di aver già dato comunicazione ai fornitori. E il tavolo di aggiorna al prossimo 31 luglio quando dovrebbe arrivare anche la presentazione del business plan da parte di Invitalia.
Gli operai di Napoli puntano il dito contro il Governo, colpevole di «piegarsi alle multinazionali e invece di trovare soluzioni concrete, presenta Invitalia che cerca soluzioni diverse». Per oggi è, intanto, stata proclamata un’ora di sciopero e insistono: «L’azienda rispetti gli accordi presi con il Governo». Di quell’accordo sottoscritto nel 2018 tra azienda e Mise, che prevedeva investimenti per 17 milioni, la multinazionale ha fatto carta straccia. E mentre in Italia andavano avanti le trattative tra Whirlpool e Governo, in America, era stata comunicata anche all’Autorità di Borsa la volontà della chiusura del sito.
La Morgia, oggi, ha spiegato che Whirlpool è disponibile a supportare un «progetto di reindustrializzazione per garantire la continuità produttiva del sito di Napoli » e che, a causa dell’emergenza Covid, è stimata, in Europa, «una contrazione dei volumi produttivi di circa 2 milioni di unità, legata al crollo nel secondo trimestre». Stefano Patuanelli, ministro dello Sviluppo eocnomico, ha ribadito la disponibilità a fare «qualsiasi cosa» purché Whirlpool «resti a Napoli». «Stiamo lavorando con Invitalia a un possibile piano B», ha fatto sapere Patuanelli, ma «resta intesa l’opzione A di individuare gli strumenti necessari per mantenere la produzione a Napoli». «Non possiamo dire – ha sottolineato – che tutti gli esempi di reindustrailizzazione in Italia siano falliti ». Il presidente della Regione Campania ha confermato la disponibilità di palazzo Santa Lucia a stanziare fondi: «Venti milioni per sostegno degli investimenti della proprietà». Sul piede di guerra i sindacati.
Per il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, «servono soluzioni concrete perché la produzione deve rimanere a Napoli». Dice «No a reindustrializzazioni dubbie», il leader di Cgil-Fiom Barbara Tibaldi. La segretaria nazionale della Fim-Cisl, Alessandra Damiani, chiede di mettere da parte «tatticismi» e di «giocare a carte scoperte».
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