Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, e il procuratore di Napoli Nicola Gratteri
1 minuto per la letturaNelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia emerge che la bomba esplosa davanti alla chiesa di don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, era legata a una faida di camorra
PUNITI per essersi opposti al “sistema”, così viene anche definita la camorra, e, più in generale, al degrado del territorio dell’hinterland a nord di Napoli: si inquadrano nello scontro armato tra la famiglie malavitose gli atti intimidatori ai danni del comandante della polizia locale di Arzano, Biagio Chiariello (a cui venne fatto trovare un manifesto funebre con il suo nome fatto all’ingresso del comando) e a don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano a cui, a scopo intimidatorio, la notte tra il 12 e il 13 marzo 2022 venne fatta esplodere una bomba davanti al cancello della Chiesa San Paolo Apostolo.
Intimidazioni dettate dalla volontà da parte della malavita a Nord di Napoli di neutralizzare chi per la camorra rappresentava un nemico, menzionate insieme con stese e aggressioni dal gip di Napoli Antonino Santoro nell’ordinanza con la quale, su richiesta dalla DDA, ha emesso 13 misure cautelari nei confronti di altrettanti presunti esponenti della criminalità organizzata notificate dai carabinieri di Giugliano in Campania e Arzano.
Si tratta di fatti descritti anche dai collaboratori di giustizia, tra i quali figura anche Pasquale Cristiano, ex capo di un gruppo malavitoso locale. La faida, in questione, tra la famiglia malavitosa capeggiata da Giuseppe Monfregolo e il gruppo criminale che Pasquale Cristiano gestiva insieme con Vincenzo Mormile, è stata innescata dall’omicidio di Salvatore Petrillo, nipote di Cristiani, vittima di un agguato il 24 novembre 2021, davanti al “Roxy Bar” di Arzano (Napoli), e deceduto in ospedale a Giugliano in Campania quattro giorni dopo, il 20 novembre 2021.
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