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Nicola Gratteri

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Nicola Gratteri nuovo procuratore di Napoli non suscita l’entusiasmo del penalisti partenopei che gli hanno riservato una fredda accoglienza

Freddina l’accoglienza dei penalisti napoletani per Nicola Gratteri, neo procuratore della città partenopea che si appresta lasciare Catanzaro. Non deve tradire l’incipit di un lungo comunicato. «La Giunta della Camera Penale di Napoli esprime i più sinceri auguri di buon lavoro al Dott. Nicola Gratteri, recentemente designato come nuovo Procuratore Capo della Procura repubblica partenopea».

Subito dopo si va dall’auspicio di una continuità con i suoi predecessori a Napoli a una contestazione radicale del “profilo” di Gratteri alla stigmatizzazione del suo metodo d’indagine. Riportiamo alcuni passaggi del comunicato.

«L’auspicio è che il Dott. Gratteri prosegua – eventualmente anche implementandolo – l’ottimo lavoro svolto negli ultimi anni dai suoi predecessori, il Dott. Melillo e la Dott.ssa Volpe. Negli ultimi anni la Procura di Napoli si è infatti caratterizzata per l’interlocuzione costante, franca e proficua con l’avvocatura; per un’incessante opera di modernizzazione e razionalizzazione dell’Ufficio che, grazie anche ad un uso coraggioso e ragionato delle nuove tecnologie, ha raggiunto buoni livelli di efficienza; per il rapporto nella gran parte dei casi sobrio e rispettoso delle garanzie degli indagati e della presunzione di innocenza – ancor prima che entrasse in vigore la recente novella legislativa – con gli organi di stampa, dopo gli “scantonamenti” che avevano caratterizzato gli ultimi due decenni; per un uso moderato e rigoroso della custodia cautelare che, quantomeno nel distretto partenopeo, è tornata ad assumere quel ruolo di extrema ratio voluto dal Legislatore…»

GRATTERI A NAPOLI, LA FREDDA ACCOGLIENZA DEI PENALISTI PARTENOPEI

«Si sono raggiunti risultati importanti e, soprattutto, si è tracciata una nuova strada che sarebbe un gravissimo errore abbandonare. Non ci sfugge ovviamente – e sarebbe ipocrita da parte nostra non farne cenno – che la storia e soprattutto talune dichiarazioni pubbliche del neo- procuratore destano qualche perplessità, poiché in taluni casi agli antipodi con quell’idea di diritto penale liberale e democratico di cui i penalisti (e soprattutto le camere penali) sono da sempre strenui sostenitori. Così come non ci può certo sfuggire il rapporto sovente turbolento che il neo-procuratore ha avuto con gli avvocati calabresi che, in più di un’occasione, sono stati costretti a dar vita a condivisibili iniziative di protesta e di denunzia finalizzate a portare a conoscenza dell’opinione pubblica alcune innegabili torsioni avvenute, specie nei processi di criminalità organizzata, nei vari Tribunali della Calabria».

C’è anche una sottolineatura delle peculiarità di Napoli. «Napoli – pur nelle sue complessità e con talune evidenti difficoltà – è una metropoli europea protesa verso un futuro che si auspica sempre più radioso. È una città che ha vissuto periodi drammatici… dai quali sta faticosamente uscendo soprattutto grazie ad un tessuto sociale fatto di cittadini, professori, professionisti, imprenditori ed associazioni ed una parte non irrilevante del suo ceto politico che ha ben operato, con onestà, impegno e competenza. Una narrazione che, di contro, dovesse descrivere la realtà napoletana (e più in generale quella campana) come un coacervo di interessi opachi, di “logge” criminali e/o massoniche in grado di orientare sensibilmente la vita politica ed economica della città, oppure come una città “culturalmente o geneticamente” dedita al crimine o al malaffare e come un luogo da bonificare con le manette e con la forza militare dello Stato suonerebbe immediatamente grottesca e controproducente…».

I PENALISTI: “AVREMMO PREFERITO UN PROFILO DIVERSO”

«Vogliamo essere onesti fino in fondo: avremmo preferito un profilo diverso alla guida della Procura napoletana. Un profilo meno operativo/militare poiché il problema – a Napoli forse più che altrove – non è fare tabula rasa del passato, quanto avere la capacità di comprendere e governare la complessità, estirpando attraverso un lavoro certosino e chirurgico le sacche di malaffare e delinquenza che ancora impediscono ai cittadini l’esercizio di tutti i loro diritti costituzionalmente garantiti».

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