Nicola Gratteri
3 minuti per la letturaIl Csm ha nominato Nicola Gratteri procuratore capo di Napoli, il plenum del Csm ha eletto il magistrato con 19 voti
Nicola Gratteri è il nuovo procuratore capo di Napoli. Lo ha deciso, a maggioranza, il plenum del Csm. Il magistrato, fino ad oggi alla guida della procura distrettuale di Catanzaro, occupa un posto scoperto dal 2022.
La procura di Napoli, infatti, era affidata ad interim da quando Giovanni Melillo l’aveva lasciata per assumere l’incarico di capo della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
Gratteri nelle prossime settimane andrà a dirigere il più grande ufficio inquirente d’Italia e d’Europa, con ben 112 pubblici ministeri in pianta organica (di cui 9 aggiunti e 102 sostituti) e 99 in servizio. Dopo una lunga seduta durata oltre 2 ore e mezzo, il Plenum del Consiglio superiore della magistratura ha votato a larga maggioranza il togato calabrese.
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Sono 19 i voti espressi in plenum a favore della nomina di Nicola Gratteri alla guida della procura di Napoli: tra questi, anche quello del vicepresidente del Csm Fabio Pinelli. Cinque, invece, sono state le preferenze espresse per Giuseppe Amato, procuratore capo di Bologna, e 8 quelle per Rosa Volpe, procuratore aggiunto a Napoli (negli ultimi mesi facente funzioni e unica donna in lizza per il ruolo direttivo della città partenopea), anch’essi candidati all’incarico direttivo nell’ufficio giudiziario partenopeo.
NICOLA GRATTERI A CAPO DELLA PROCURA DI NAPOLI, DA OLTRE 30 ANNI IN PRIMA LINEA
Nicola Gratteri lascia la Calabria e passa alla guida della Procura di Napoli: dopo oltre 30 anni in prima linea nella lotta alla ’ndrangheta, il magistrato andrà quindi al vertice, come deciso dal Csm questa mattina, dell’ufficio inquirente più grande d’Italia.
Gratteri veste la toga dal 1986 e ha sempre svolto funzioni in uffici giudiziari calabresi: prima come giudice al tribunale di Locri, dove, dal 1991, ha iniziato la sua carriera di pubblico ministero, ruolo svolto poi anche alla Procura di Reggio Calabria (di cui nel 2009 è diventato procuratore aggiunto), fino all’incarico direttivo di capo dei pm di Catanzaro svolto dal 2016 a oggi. Nel suo curriculum numerosissime e rilevanti indagini anti’ndrangheta, tra cui spiccano quella sulla strage di Duisburg del 2007, e la maxi-inchiesta, in anni più recenti, denominata ‘Rinascita Scott’.
La sua esperienza nel contrasto alla criminalità organizzata viene definita “ampia e profonda”, soprattutto nella sua dimensione nazionale e transnazionale. Di Gratteri, in particolare, nella delibera approvata oggi dal Csm si mette in luce “l’indiscusso valore”, l’”assoluto rilievo dell’esperienza professionale maturata”, il “prestigio di cui gode negli ambienti giudiziari e forensi, l’impegno e la passione spesi in modo costante nel lavoro giudiziario”.
E ancora: “l’esercizio ultratrentennale di funzioni inquirenti e requirenti nella materia del contrasto alla criminalità organizzata” di Gratteri, secondo Palazzo dei Marescialli, “palesa l’esistenza di una conoscenza vastissima e profonda dei fenomeni criminali e degli strumenti investigativi più efficaci”.
TENSIONI NEL CSM DURANTE SEDUTA PRIMA DELLA VOTAZIONE
La nomina del procuratore Nicola Gratteri a capo dell’ufficio giudiziario del capoluogo campano – ritenuto non solo il più grande ma, anche il più delicato d’Italia, soprattutto per il tessuto criminale dell’intero territorio – ha creato non poche spaccature all’interno del Consiglio superiore della magistratura.
Gratteri è partito favorito alla vigilia della votazione, avendo già ottenuto la maggioranza in V commissione – quella che si occupa degli incarichi direttivi – ottenendo quattro ben voti su sei. Ieri mattina, dopo oltre due ore e mezzo di consultazione e interventi da parte dei consiglieri del Csm, il Plenum si è spaccato al momento del voto, in quanto le toghe progressiste hanno sostenuto la necessità di continuità con l’attuale reggente – la procuratrice Rosa Volpe, che ha gestito l’ufficio giudiziario di Napoli per ben 15 mesi, come facente funzioni – mentre i magistrati dell’area più conservatrice hanno votato per il ricambio e la discontinuità, sostenendo e preferendo il procuratore a capo della Dda di Catanzaro da quasi 8 anni.
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