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Previsioni smentite. Almeno quelle relative al primo giorno di queste votazioni per le comunali di Napoli. Per il meteo doveva esserci un tempaccio da allerta gialla e invece è uscito il sole, poi, secondo gli addetti ai lavori l’astensionismo sarebbe stato molto più contenuto rispetto al passato e invece è nettamente cresciuto. Alle 12 di ieri aveva votato solo il 10% per cento degli elettori, alle 19 il dato era del 25,44%, a fronte del già molto misero 37,99% delle precedenti elezioni (in quell’occasione si votò un solo giorno).
Andrà meglio con l’affluenza di stamane? Difficile dirlo ma in proiezione si direbbe che sia piuttosto elevato il rischio che anche stavolta oltre la metà degli elettori partenopei sceglierà il partito del non voto. Come nelle ultime tornate i quartieri più reattivi sono stati il Vomero e l’Arenella – segno che la borghesia collinare ha preferito sacrificare un weekend di mare (o anche solo la passeggiata domenicale) per dire la sua sul governo di Palazzo San Giacomo – mentre i dati peggiori si sono registrati nell’area Nord: Secondigliano, Miano, San Pietro a Patierno, territori dove persino i clan sembrano aver ignorato le urne (quest’anno non si sono registrate pressioni camorristiche, una novità significativa).
Insomma, dopo una lunghissima ma sempre piuttosto inconsistente e spesso stancamente ripetitiva sfida elettorale – «Una campagna elettorale mediocre, sterile, brutta…», ha sintetizzato Paolo Macry – si direbbe che i candidati non siano riusciti ad accendere la celeberrima (e al contempo mitizzata anch’essa) passione partenopea.
Nessuna ressa e nemmeno file negli 884 seggi della città, dove si sono presentati ben pochi dei quasi 800mila aventi diritto al voto per le amministrative. Regolari tutte le operazioni, così come le consuete surroghe dei presidenti (282, nella media) che hanno rinunciato alla nomina. Addirittura quest’anno non si sono visti nei seggi neppure i principali candidati sindaco, ma solo perché non sono residenti in città, ovvero i leader dei due schieramenti: Gaetano Manfredi e Catello Maresca.
L’ex rettore ha trascorso la mattinata nel “salotto” di Chiaia, in piazza dei Martiri, sorseggiando caffè in compagnia della moglie e alcuni amici; poi è rientrato nella cittadina dove vive, Nola, già nota per aver dato i natali a Giordano Bruno. Niente urne napoletane nemmeno per Catello Maresca (non è residente neppure lui), il quale, da buon praticante, ieri si è recato a messa, anzi ha addirittura assistito alla supplica per la Madonna di Pompei, e solo dopo ha accompagnato la sua compagna a votare nel seggio della scuola “Villanova” a Posillipo. Sulla collina più chic è andato a votare anche Antonio Bassolino (è il quartiere dove vive), e in particolare nella scuola “Cimarosa”.
Immediata la foto social accompagnata dal post: «Nel mio seggio elettorale, come sempre». E a Posillipo ha votato pure il presidente della Camera Roberto Fico, esattamente nel seggio allestito dentro l’istituto “Della Valle”. Mentre la candidata di De Magistris, l’avvocatessa ed assessore Alessandra Clemente, ha votato nella scuola “Vanvitelli”, in via Luca Giordano, al Vomero.
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