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Un pizzaiolo al lavoro a Napoli (foto Pixabay)

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Il comune di Napoli ha emanato un provvedimento per 3 anni di stop a nuove attività di somministrazione alimenti e bevande nel centro storico della città, dichiarato patrimonio Unesco

A Napoli stop al proliferare di friggitorie e pittezzetterie nel centro storico e nei luoghi di maggiore valore artistico della città.

Per porre un argine al dilagare di questi esercizi commerciali, in particolare nella zona antica, dichiarata patrimonio Unesco nel 1995, il Comune ha adottato un provvedimento che vieta per tre anni l’apertura di nuove attività di somministrazione di alimenti e bevande, nonché di produzione, preparazione o vendita di prodotti alimentari nel perimetro del centro storico di Napoli e nelle buffer zone (fasce di rispetto).

Nello stesse zone, sempre per i prossimi tre anni, non sarà consentito nemmeno l’ampliamento delle attività già esistenti.

Con lo stop alle attività di somministrazione alimenti e bevande, l’obiettivo del Comune di Napoli e’ quello di salvaguardare l’immenso patrimonio custodito all’interno del sito Unesco e, in particolare, le aree pubbliche con valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico.

In questo modo, si punta anche a tutelare le attività tradizionali e a salvaguardare la qualità di vita dei residenti. Il provvedimento e’ stato varato d’intesa con la Regione Campania e in accordo con la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio di Napoli.

Stop ad attività di somministrazione alimenti: l’area interessata e San Gregorio Armeno

L’area interessata dal vincolo ha una superficie di 1,2 chilometri quadrati e al suo interno operano 1.555 delle 8.020 attività di food and beverage presenti su tutto il territorio comunale. Tra il 2019 e il 2022 il tasso di crescita di queste attività è stato del 10% e l’incremento maggiore ha riguardato la ristorazione con preparazione di cibi da asporto.

Un’attenzione particolare viene dedicata dal piano di tutela a via San Gregorio Armeno. Qui il blocco triennale riguarderà tutte le attività che non rientrano tra quelle di produzione o vendita collegate alla lavorazione artigianale dei pastori.

Il piano prevede alcune deroghe che consentono l’apertura di attività di somministrazione e vendita nelle stazioni dei mezzi di trasporto pubblico, nelle mense o nei bar aziendali, nelle strutture ricettive alberghiere e all’interno di librerie, teatri, cinema e musei se in forma accessoria rispetto all’attività principale.

Prevista anche la possibilità di riattivazione a seguito di cessazione dell’attività o di subingresso, purché entro un arco temporale definito. Il divieto di ampliamento, invece, non si applica ai “locali storici”, adibiti ad attività di artigianato, commercio e somministrazione. 

Manfredi: “Vogliamo che Napoli conservi le sue caratteristiche”

“Vogliamo che la nostra città conservi le sue caratteristiche e non si creino fenomeni distorsivi, che ne modifichino la natura. Modificare la natura di Napoli significa non solo perdere la sua identità, ma anche perdere la sua attrattiva. Chi viene a Napoli lo fa per la varietà della città, il mix sociale del nostro centro storico, la varietà dell’offerta commerciale e ricettiva”, ha spiegato il sindaco Gaetano Manfredi.

Confesercenti: “Un limite allo sviluppo dell’economia”

“Un provvedimento che limita l’economia cittadina e disincentiva nuovi investimenti” ha dichiarato il provvediment il presidente di Confesercenti Campania Vincenzo Schiavo, vicepresidente nazionale con delega al Mezzogiorno.

“La delibera – ha aggiunto Schiavo – riguarda tutta la somministrazione, quindi non solo i bar o le pizzerie, per i quali già c’erano state alcune proteste da parte dei residenti, ma anche gelaterie, pub, ristoranti, trattorie. Parliamo, dunque, di un’ampia fetta di imprenditori che non potrà più aprire questo tipo di attività, investendo nel centro storico di Napoli. Confesercenti Campania è critica nei confronti di questa delibera e non perché intende tutelare chi ha già un’attività commerciale, eliminando la concorrenza, ma perché si tratta di un limite allo sviluppo dell’economia e allo stesso indotto per la città”.

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