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– Grandinate al Nord Italia di fine luglio, e caldo torrido e siccità al Meridione mettono alle corde la raccolta del pomodoro con perdite del prodotto simbolo della Dieta Mediterranea stimate dalle organizzazioni agricole in un -20%, in particolare nel Sud della penisola. Tra gli operatori è già allarme per la campagna del cosiddetto «oro rosso » su cui quest’anno inoltre pesano problemi di logistica e trasporti oltre che la carenza di manodopera nei campi.

Si teme una brusca ripercussione sull’intera filiera che, come sottolinea Coldiretti, è esporta poco meno di 2 miliardi di euro in tutto il mondo tra pummarola, passata e sughi.

Tra i rischi maggiori, quello, rileva Coldiretti, di perdere il primato italiano di primo produttore europeo di pomodoro davanti a Spagna e Portogallo e di secondo produttore a livello mondiale subito dopo la California, con una filiera che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 90 imprese di trasformazione e 10.000 addetti.

«Il calo produttivo del pomodoro made in Italy può inoltre aprire la strada – osserva ancora Coldiretti- all’arrivo di prodotto dall’estero con le importazioni di derivati del pomodoro che sono più che raddoppiate (+103%) nei primi quattro mesi del 2021». In questo contesto Cia-Agricoltori italiani chiede «subito indennizzi e ristori per gli agricoltori colpiti», evidenziando fin da ora danni per Puglia e Campania, territori particolarmente vocati alla coltura.

Secondo la Cia, “sarà molto difficile raggiungere le quantità prodotte del 2020», quando la Puglia, con la provincia di Foggia protagonista, arrivò a coltivare pomodoro su 17.170 ettari, per una produzione totale pari a 14.782.950 quintali. E la Puglia da sola rappresenta oltre il 50% della superficie coltivata a pomodoro in tutto il Sud e circa il 70% del raccolto nel Mezzogiorno. Cia chiede in particolare interventi eccezionali immediati per attivare la mancata raccolta presso le OP (organizzazioni dei produttori), come è stato fatto nel 2020 nell’ambito delle misure di prevenzione e gestione dei crisi dei programmi operativo.

Ora, ai problemi climatici si è aggiunta la mancanza di autotrasportatori, evidenzia Cia-Agricoltori italiani, con l’indisponibilità da parte dei conducenti dei tir e degli addetti alla movimentazione del pomodoro dai campi agli impianti di trasformazione dell’industria, quasi tutti dislocati in Campania.

«La difficoltà dei ritiri fa sì – lamenta la confederazione agricola – che il prodotto marcisca o bruci sulle piante». Coldiretti si dichiara «pronta a mobilitare i trattori per organizzare il trasporto del pomodoro per evitare che l’intero raccolto vada perso o comunque deteriorato ».

A delineare un quadro meno fosco è invece Anicav, l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, con stime preliminari di 5,5 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato rispetto ai 5,1 del 2020. L’associazione degli industriali, precisando che al momento la raccolta è al 10%, non nasconde tuttavia problemi di logistica, manodopera e danni provocati dalle grandinate al Nord e ondate di calore al Sud che potrebbero mettere ombre alla campagna in corso.

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