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Un trio spettacolare che ispira gli artisti ed attira i turisti, ma anche un potenziale rischio di dimensioni bibliche. Il Vesuvio, i Campi Flegrei e l’isola d’Ischia sono i vulcani più famosi e i primi due anche i più pericolosi sul pianeta. Ora i ricercatori possono effettuare una valutazione delle probabilità di eruzione (e della pericolosità sul territorio) tra i tre vulcani campani che insistono sull’area metropolitana di Napoli, tra le più densamente popolate d’Europa. Questa inedita possibilità si deve a un nuovo modello statistico che, studiando l’alternanza dei periodi di alta e bassa attività eruttiva, permette di confrontare sistemi vulcanici anche molto diversi tra loro, migliorandone la comprensione. È il risultato dello studio realizzato da un team internazionale di ricercatori dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), dell’Università di Bari «Aldo Moro» e del British geological survey di Edimburgo (Uk), che è stato appena pubblicato sulla rivista scientifica “Science Advances”. Applicando questo nuovo modello, dunque, i ricercatori hanno evidenziato come le dinamiche di avvio e termine delle fasi di “alta attività eruttiva” siano significativamente diverse tra il Vesuvio, i Campi Flegrei e Ischia, ciascuna legata ai processi vulcanici specifici. “Il nostro modello si fonda su soli tre parametri: la frequenza eruttiva annuale nei periodi di bassa attività, la stessa frequenza eruttiva annuale registrata – viceversa – nei periodi di alta attività, e il cosiddetto “tempo di intervento soglia”, vale a dire l’intervallo temporale senza eruzioni”, ha spiegato Jacopo Selva (Ingv). “Nella maggior parte dei vulcani, per quanto diversi tra loro, esistono almeno due stati, con il nostro modello descriviamo quantitativamente l’alternanza tra questi due stati”, prosegue Roberto Sulpizio, dell’Università di Bari. Come è noto, i tre complessi vulcanici che circondano Napoli e la sua provincia – il Somma-Vesuvio, i Campi Flegrei, e Ischia – hanno avuto manifestazioni eruttive in tempi storici, con caratteri e modalità proprie. Oltre le tre aree – che sono quiescenti ma ancora attive – esistono altri vulcani in Campania, come il Roccamonfina (Caserta), considerato estinto. Nel 2010 la rivista “Time” ha collocato Il Vesuvio al primo posto della lista dei dieci vulcani più famosi al mondo.Unprimato che molto deve alla grande eruzione del 79 d.C., che in 48 ore distrusse le città romane di Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia. Il Somma risale a circa 400mila anni fa, ma il complesso oggi visibile in superficie ha un’età inferiore ai 39mila anni (l’ultima eruzione risale al 1944 mentre sono stati circa 7000 i terremoti registrati negli ultimi 10 anni). L’isola d’Ischia è un campo vulcanico la cui ultima manifestazione risale al 1302 ma va ricordato anche il terremoto del 1883 che distrusse Casamicciola (oltre duemila vittime); quella che emerge in superficie è una piccola parte di un grande apparato vulcanico che si eleva per oltre mille metri dal fondo del mare. A proposito dei Campi Flegrei, poi, basterà dire che l’eruzione dell’Ignimbrite Campana (39mila anni fa) provocò la totale devastazione dell’area, trasformandone l’assetto geologico e morfologico ed ebbe profondi effetti sul clima e sull’ambiente in tutta Europa.
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