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NAPOLI – “La città sarà bloccata dal caosmane varrà la pena, sabato, massimo domenica Putin fermerà l’invasione, lascerà l’Ucraina e sicuramente chiederà scusa per tutte le atrocità commesse. Bisogna solo vedere se chiamerà prima Zelensky, Biden o De Luca”. L’ironia regna sovrana alla vigilia della manifestazione per la pace voluta dal governatore della Campania, che stamane (ore 11) dovrebbe portare in piazza Plebiscito tra le 20 e le 25mila persone (grazie anche a una flotta di 400 bus). C’è chi fa battute sulla sostanziale inutilità della mobilitazione e i suoi arcaici slogan, e chi invece offre una lettura più maliziosa. “Usare la retorica della pace per scatenare una guerra nel Pd è una cosa degna di Machiavelli”, sussurra un vecchio militante che preferisce non apparire. Frecciatine, sarcasmo, uno scenario che rimanda al De Luca in versione Crozza. Tante le critiche: “Nessuna manifestazione ha mai fermato una guerra. E comunque dire di essere per la pace non significa nulla. Frasi fatte, vecchi slogan, utili solo a giustificare le gesta di un satrapo sanguinario e dei suoi accoliti”. Tra gli arrabbiati molti appartengono al mondo della scuola.

Non è stata apprezzata la “lettera di convocazione” (circolare regionale) alla manifestazione inviata a tutte le scuole. E che invece è apparsa come “l’ennesimo scorretto tentativo di di cercare consensi ed acclamazione”, come ha scritto ieri Anna Boccuti, coordinatrice dell’Unione degli studenti di Avellino. L’operazione old style del governatore della Campania – che ha scatenato più d’una polemica – sembra aver raccolto le reazioni che probabilmente si aspettava di ricevere, sicuramente le migliori per garantire la massima visibilità. A cominciare dalla divisione immediatamente scatenata: la mobilitazione è diventata subito una sorta di referendum pro o contro Vincenzo De Luca. Il Pd si è schierato con l’ex sindaco di Salerno, e con lui anche il Movimento 5s, anche con qualche distinguo. Convintamente deluchiani, invece, le scarne truppe di Di Maio, con in testa Valeria Ciarambino (capogruppo regionale); mentre il Terzo polo s’è diviso: in piazza i renziani, a casa i calendiani. Spaccati pure i sindacati, con la Cisl che si è chiamata fuori. Da destra, come era prevedibile, si è preferito prendere le distanze pur ribadendo la condanna per Putin. Non sono tuttavia mancate le bordate: “Con i 300mila euro spesi si poteva dare un sostegno concreto ai profughi ucraini”, ha detto il senatore Gianluca Cantalamessa. A riportare un po’ di tranquillità, specie tra i “pacifisti tifosi”, ci penseranno i testimonial dell’evento: in piazza verranno trasmessi i videomessaggi “no war” dei calciatori del Napoli Jack Raspadori e Giovanni Di Lorenzo. Infine, a spazzar via con un colpo solo tutte le beghe di partito e le vetuste retoriche di comodo, riportando tutto su un altro livello, è stata la senatrice a vita Liliana Segre. “Sulla questione della guerra in Ucraina sento il bisogno di essere molto chiara: c’è un aggressore ed un aggredito. Non si può non essere senza ambiguità dalla parte dell’Ucraina e delle sue istituzioni, delle donne e degli uomini, bambine e bambini, vittime di una sanguinosa aggressione”.

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