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E’ stato rinviato a giudizio, per le minacce di morte rivolte al direttore del quotidiano Cronache, Maria Bertone, il 50enne Giovanni Cellurale, già all’ergastolo per omicidio per conto del clan dei Casalesi. L’uomo inviò alla redazione di Cronache di Napoli, Cronache di Caserta e Cronachedi.it, una lettera contenente una vera e propria condanna a morte nei confronti del direttore delle testate Maria Bertone e dei suoi familiari.
«Spero di vero cuore che al più presto uscirò, così ti faccio saltare in aria», questa una parte del messaggio, che prosegue con frasi dello stesso tono. L’udienza preliminare si è tenuta davanti al gup del tribunale di Napoli Linda D’Ancona. Il pubblico ministero, il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Fabrizio Vanorio, nella sua richiesta di rinvio a giudizio, ha voluto rimarcare la pericolosità del personaggio, la gravità del suo gesto e il pericolo che le sue parole possano tradursi in atti concreti. L’avvocato Gennaro Razzino, che rappresenta la stessa Bertone e le altre parti civili, la Libra Editrice e l’Ordine dei Giornalisti della Campania, ha sottolineato «il coraggio del direttore, che nonostante le circostanze ha voluto partecipare all’udienza personalmente, trovandosi faccia a faccia con l’uomo che la minaccia ». «Una vicenda grave – ha commentato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli – che rischia di diventare un pericoloso precedente. In questo caso le minacce sono rivolte al direttore di un quotidiano e sono state formulate in maniera inequivocabile.
Tra l’altro l’estensore della lettera, all’ergastolo per omicidio di camorra, si firma con nome e cognome e rivolge una sorta di chiamata alle armi a chi è fuori. L’Ordine dei Giornalisti della Campania ha voluto fortemente essere vicino al direttore Bertone costituendosi parte civile nel processo. E’ un attacco rivolto all’intera categoria e a chi esercita la professione con coraggio, raccontando puntualmente le vicende di camorra che insanguinano la nostra terra. Gesti del genere non possono essere fatti passare sotto silenzio. Vanno denunciati e perseguiti».
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