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Funzionari dei più importanti ospedali di Napoli, come il Cardarelli, l’azienda «dei Colli» e il Nuovo Policlinico, che «cucivano» gare d’appalto addosso a imprese in stretti contatti con il clan Cimmino- Caiazzo incaricato dalla potente Alleanza di Secondigliano di taglieggiare le ditte che fornivano servizi per quelle strutture. Delinea un preoccupante spaccato di connivenza e di pervasivo controllo malavitoso, anche nel settore della sanità pubblica cittadina, l’indagine della Procura distrettuale antimafia e della Squadra Mobile di Napoli che oggi hanno notificato 48 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati: 36 in carcere, 10 ai domiciliari (perlopiù dipendenti pubblici ed ex sindacalisti) e 2 divieti di dimora in Campania.
I destinatari sono presunti appartenenti alla criminalità organizzata, imprenditori e anche funzionari pubblici. I settori ai quali la camorra imponeva la sua pressione sono i più disparati: dal trasporto degli ammalati alle onoranze funebri, dalle imprese di costruzione e di pulizie fino a quelle che si occupano della refezione e dell’installa – zione dei distributori di merendine e bibite. Ovviamente non potevano non versare il “pizzo» i parcheggiatori abusivi che facevano i loro affari nei pressi dei nosocomi. Un cliché già noto, quello adottato per «costruire» gare di appalto ad hoc per le ditte: nel caso di quella per i distributori automatici di cibo e bevande nel Policlinico è emerso che, in cambio di mazzette, il bando, grazie a un ex sindacalista, sarebbe stato fatto pervenire su una pen drive una impresa «amica» ritenuta legata alla camorra. Dopo averli visionati, i documenti venivano modificati dai rappresentanti della ditta e poi restituiti nelle mani dei funzionari pubblici per la revisione finale. Tra le mazzette che sarebbero state pagate oltre al denaro, figurano anche ingressi gratis in discoteca e in spiaggia e auto.
Tra i destinatari delle misure cautelari in carcere figurano il boss Luigi Cimmino (scarcerato di recente) ritenuto il capo del clan camorristico del quartiere Vomero e nella zona collinare, suo figlio Franco Diego e colui che per i pm è il suo braccio destro, Andrea Basile. A loro i reati vengono contestati con l’aggravante mafiosa che è stata ritenuta sussistente dal gip Claudio Marcopido anche per molti imprenditori coinvolti nell’indagine, come Marco Salvati, titolare di un’associazione che si occupa del trasporto degli infermi, «La croce di san Pio», e gli imprenditori Raffaele Sacco che si occupano della distribuzione del cibo negli ospedali. Il giudice non l’ha concessa invece per i funzionari pubblici, ma i sostituti procuratori Woodcock, Carrano e Raffaele, sono già pronti a presentare istanza d’appello in quanto la ritengono acclarata sulla base della loro consapevolezza circa la natura malavitosa dei loro «partner» come accertata, sostengono, è la sistematicità delle loro condotte illecite.
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