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NAPOLI – La Campania passa l’esame e al debutto del Green pass non si registrano particolari proteste. Nessun problema al porto di Napoli e di Salerno, nessun disagio per le tute blu dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d’Arco nessuna interruzione nel servizio del trasporto pubblico locale. Solo una piccola protesta nel Casertano, da parte dei lavoratori addetti alla manutenzione stradale, un sitin del Si-Cobas in piazza Plebiscito a Napoli e una manifestazione pacifica a Ischia, ma per il resto nessun intoppo.

A Pomigliano d’Arco le tute blu addette al primo turno di lavoro hanno varcato i cancelli muniti di certificazione verde da poter esibire in caso di richiesta. I controlli sono stati effettuati a campione ed i lavoratori selezionati sono stati fatti accomodare in un’apposita sala interna dove hanno potuto esibire il proprio green pass in completa privacy.

Nessun disagio nemmeno al varco 1, riservato agli autotrasportatori e ai grossi fornitori, obbligati a esibire la certificazione verde al pari dei dipendenti. Situazione sotto controllo al porto di Napoli dove, confermano le sigle di categoria, «la grande maggioranza dei lavoratori è vaccinata ».

Identica situazione al porto di Salerno; si è registrata soltanto qualche coda per l’accesso in alcune aziende a causa di lettori lenti per la verifica del Green pass. L’unica protesta è stata messa in atto dai lavoratori addetti alla manutenzione stradale che hanno bloccato la loro azienda nel comune di San Tammaro (Caserta). Il picchetto con il blocco dei mezzi di lavoro è partito su iniziativa dei lavoratori ‘Banchi Nuovi iscritti al S.I. Cobas.

«L’iniziativa – dicono – è contro l’obbligo vaccinale e per il ritiro del Green pass, provvedimento scellerato e discriminatorio. Vogliamo lavorare tutti a prescindere dal Green pass, non accettiamo il ricatto del governo. Non possiamo sostenere una tassa occulta come quella del tampone ogni 48 ore».

Bene i privati, qualche intoppo nel pubblico come segnala Lorenzo Medici, se – gretario generale della Funzione Pubblica Cisl Campania, secondo il quale, «il pasticcio annunciato si è puntualmente verificato».

«La stragrande maggioranza degli enti pubblici sono arrivati del tutto impreparati all’appuntamento col Green pass. Emergono chiare carenze organizzative, facendo un distinguo tra piccoli enti, dove è stato molto più facile fare i controlli e i grandi enti. Il Comune di Napoli infatti ha registrato una situazione caotica inaccettabile – spiega – Non si sono fatti protocolli preventivi con le organizzazioni sindacali.

Il personale individuato non è stato dotato di tablet o rilevatori, ma ha dovuto usare i propri telefoni. Per molti lavoratori, pur essendo muniti di Green pass, la rilevazione mostrava il rosso». Il monitoraggio effettuato da Confesercenti Campania ha invece rilevato diverse criticità nell’ambito delle piccole e medie imprese.

«Le nostre attività, come di consueto- spiega Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania – rispettano le regole e dunque hanno verificato la presenza di green pass: chi non lo aveva si è sottoposto al tampone ». Confesercenti Campania ha raccolto il caso di un maestro sarto del centro storico di Napoli che non intende fare tamponi a proprie spese per lavorare.

Altre segnalazioni sono giunte da alcuni esercenti i cui dipendenti che si sono lamentati della decisione dello Stato della sospensione non remunerata per i non vaccinati. Altro problema in evidenza è il costo dei tamponi: «15 euro ogni due giorni è oneroso per noi» ci hanno detto diversi imprenditori di piccole e medie imprese, che hanno come dipendenti – de – finiti “indispensabili”- chef, autisti, panettieri e artigiani. Infine ci sono state alcune segnalazioni di criticità differenti, per esempio nel settore dell’agroalimentare (filiera corta e quarta gamma), dove le aziende delle zone di Villa Literno, Castelvolturno, Mondragone, Capua e Santa Maria Capua Vetere hanno lamentato un nuovo ostacolo: i dipendenti di provenienza est Europa e nord Africa si sono sottoposti nei loro paesi d’origine alle prime dosi dei vaccini, non riconosciuti però (e quanto pare) in Italia, e quindi non hanno esibito certificato verde. «Ribadiamo – sottolinea e conclude Vincenzo Schiavo – che le imprese non possano pagare lo scotto anche in questo senso degli effetti della pandemia.

Lo Stato metta in condizione i lavoratori di fare le proprie scelte, ma anche le imprese di non subire l’ennesimo contraccolpo economico. Si trovino soluzioni condivise, che siano di equilibrio tra l’importanza primaria di garantire la salute del dipendente e dei suoi colleghi e le necessità di una azienda di non subire contrazione di fatturato e di incassi senza avere alcune responsabilità». 

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