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Se c’è un luogo che livella tutto, dove vittime e carnefici o viceversa, a seconda del ruolo che hanno recitato in vita, sono assieme, separati da pochi metri di terra, dopo anni di guerre fratricide e lotte sanguinose, forse è proprio questo: il cimitero di Ottaviano, alle falde del Vesuvio. Ieri era chiuso al pubblico, in seguito a un provvedimento del sindaco, Luca Capasso, per motivi di ordine pubblico.
Qui è tutto silenzio, plasticamente stridente con il fragore di armi e faide tra clan. Dalla notte scorsa vi è sepolto anche il superboss della camorra Raffaele Cutolo, la cui salma è arrivata da Parma scortata da centinaia di agenti. Pochi minuti per la benedizione del sacerdote, don Michele Napolitano, una preghiera per le anime dei defunti e poi la sepoltura. Al rito hanno assistito i parenti più stretti: 12 persone in tutto tra cui la moglie Immacolata Iacone e la figlia Denyse, il fratello e la sorella di Cutolo, Pasquale e Rosetta, e pochi altri parenti.
La strada che porta al camposanto era stata chiusa e lo stesso rito, che avrebbe dovuto svolgersi, secondo le precedenti indicazioni, all’alba di ieri, è stato anticipato. La decisione del sindaco di tenerlo chiuso nasce evidentemente dalla volontà di evitare strani ‘pellegrinaggì, anche solo di curiosi, alla tomba del boss. Qui ad Ottaviano Cutolo si è riunito al figlio Roberto, ucciso a pochi giorni dal Natale del ’90, a Tradate, in provincia di Varese. Ammazzato su ordine di Mario Fabbrocino, acerrimo rivale del capo della Nuova camorra organizzata (Nco).
Anche Fabbrocino, boss dell’omonimo clan, promotore della Nuova Famiglia nata in contrapposizione alla Nco, è stato portato nel cimitero di Ottaviano dopo la morte, ad aprile del 2019, a 76 anni, mentre scontava l’ergastolo. Cutolo e Fabbrocino, protagonisti di anni di battaglie a colpi di agguati – si contarono in totale nelle varie guerre di camorra ben 1.500 omicidi ,- ma anche di detenzioni lunghissime (Cutolo in carcere per 50 dei suoi 79 anni, 42 dei quali in regime duro) ed ora sepolti a pochi metri di distanza. E se per assurdo ci fosse una sorta di Pantheon alla rovescia, quello della camorra, qui ad Ottaviano si potrebbe trovare anche la tomba di Pasquale Barra, soprannominato ‘o animale, ex luogotenente di Cutolo, morto a 73 anni nel marzo 2015 nel carcere di Ferrara, dove si trovava anch’egli all’ergastolo.
Barra, sanguinario killer di camorra, aveva tra l’altro ucciso con 40 coltellate il gangster milanese Francis Turatello nel cortile del penitenziario. Poi si era pentito ed aveva accusato di reati inventati il presentatore Enzo Tortora, che alla fine venne scagionato completamente. Sui manifesti funebri come soprannome accanto al suo nome fu scritto ‘o studentè, forse per la vicinanza di Barra con Cutolo, ‘o professorè.
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