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Luigi Di Maio invoca l’impiego dell’esercito e della Protezione civile a Napoli e in altre aree della Campania. Un attacco del ministro degli Esteri M5S apparso diretto al governatore Vincenzo De Luca che accusa: ‘ci hanno mandato solo sette medicì.
Tocca al ministro Francesco Boccia mediare promettendo sostegno al governatore campano «se adotterà misure più rigorose». «Arrivano immagini terribili dalla Campania – aveva attaccato in mattinata Di Maio, napoletano di Pomigliano d’Arco -: ieri una persona è morta al pronto soccorso (del Cardarelli, ndr), altre stanno sulle barelle in condizioni preoccupanti. Questa non è più un’opinione.
Non è una gara di battute tra chi è più sceriffo. Abbiamo davanti strutture ospedaliere al collasso». Lo «sceriffo» è il presidente della Campania, che dopo aver minacciato il lockdown regionale, senza proclamarlo, continua a invocare da molti giorni quello nazionale. E che oggi ha rinfacciato nella videoconferenza con gli Enti locali a Boccia di aver avuto solo sette anestesisti a fronte di una richiesta di 1.400 sanitari in più, un mese fa.
«Dal 24 ottobre la Campania ha sul tavolo, attraverso la Protezione civile, la disponibilità di 2.236 operatori sanitari – risponde Boccia -, arruolateli e se avete bisogno di altri volontari facciamo un bando ad hoc solo per la Campania domani mattina, ma basta polemiche».
«Nessun ospedale da campo verrà in Campania», smentisce poi De Luca su un’ipotesi che pure circola da giorni. E anche il sindaco de Magistris, che annuncia imminenti misure, si dichiara contrario all’esercito. Lo scontro sulla Campania relega quasi in secondo piano le ordinanze emanate in Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia – per stringere le maglie di mobilità e commercio nel tentativo di arginare la diffusione del contagio.
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