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NAPOLI– Con una maxi operazione, guardia di finanza e squadra mobile colpiscono duramente gli affari dei Senese: in carcere 16 sodali del clan, mentre altre sei persone finiscono ai domiciliari e per altre sei c’è l’obbligo di dimora. A capo del gruppo di camorra che da oltre 30 anni guidava un pezzo della mala capitolina, il 63enne Michele Senese, detto “o’ pazz'”, già in carcere a Catanzaro per la condanna come mandante dell’omicidio Carlino, del 2001. La detenzione non aveva tolto potere al boss, che con l’aiuto dei famigliari, a cominciare dal figlio Vincenzo, 43enne, anche dal carcere impartiva ordini e coordinava le attività di traffico di droga, usura, estorsione e riciclaggio: ‘O pazz’ nascondeva nelle scarpe pizzini, che durante i colloqui passava al figlio.
Tutta la famiglia, dalla moglie, Raffaella Gaglione, 61 anni, al fratello minore Angelo Senese, 58 anni, aiutava il capo a tenere le redini e gli affari a marciare spediti. Un giro di denaro milionario che partiva dalla vendita di stupefacenti, e passando dall’usura arrivava ad essere ‘ripulito’ in attività come il commercio e la ristorazione, spesso intestate a prestanome Roma, scrive chi indaga, era diventata “il centro nevralgico per tessere le relazioni e contatti con tutto il territorio nazionale”: di lì il clan allungava i suoi tentacoli a Milano, Verona, Frosinone o più a sud, in Campania, da dove, negli anni Ottanta si erano allontanati per ‘fare fortuna’. Tanta era la ‘fama criminale’ del gruppo, che il più delle volte, per piazzare una partita di droga, estorcere denaro, o recuperare ‘prestiti’ a tassi di interesse annuo del 120%, non c’era neanche bisogno di ricorrere alla violenza: “Era sufficiente spendere il nome della famiglia – sottolineano gli inquirenti – per caricare di forza intimidatrice la condotta illecita”.
Tra gli indagati figura anche il fratello della senatrice del Pd Monica Cirinnà che afferma: “So pochissimo della sua vita travagliata, benché abbia sempre cercato di aiutarlo a mettere sulla giusta via la propria esistenza”. E aggiunge: “Considero la responsabilità penale personale, così come personale è il dolore che provo in questo momento. Chiedo pertanto che venga rispettato assieme all’intimità della mia famiglia”.
Nel corso dell’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, sono stati sequestrati beni per 15 milioni di euro. Massiccia operazione antiriciclaggio della Guardia di Finanza di Asti con perquisizioni nelle province di Napoli, Varese e Roma, che ha portato in carcere sei soggetti di elevato spessore criminale, tra cui alcuni in passato già arrestati per associazione mafiosa come Concetta Cirillo, Mario Cicerone, Madio De Bonis, Pasquale Profiti, e Alessandro Inzillo, al momento all’estero. L’organizzazione internazionale era specializzata in frodi fiscali, truffe finanziarie e riciclaggio. Il gruppo era attivo prevalentemente tra basso Lazio e Campania, e utilizzava strumentalmente numerose società, anche in Repubblica Slovacca e Bulgaria, che facevano a finanziamenti garantiti dal Fondo Garanzia Medie e Piccole Imprese gestito dal Medio Credito Centrale, per svariati milioni di euro.
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