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NAPOLI – Altri 26 casi di positività al coronavirus sono emersi nella giornata di ieri in Campania dall’esame di 135 tamponi. Ne dà notizia l’Unità di crisi della Regione Campania. Il totale dei positivi ad in Campania è di 1.052, mentre il totale dei tamponi effettuati ad ieri è di 6.688. Questo il riparto provinciale: in provincia di Napoli: 543 (281 a Napoli città e 262 in provincia); in provincia di Salerno 179, in provincia di Caserta 124 e in provincia di Benevento 13. “Ci pervengono ormai decine di segnalazioni di imprese funebri campane che rifiutano più e più volte di effettuare le operazioni funebri per i casi di coronavirus. Questo diniego, dettato soprattutto dalla paura di un contagio, sta creando uno squilibrio insostenibile con il carico di lavoro che pende verso chi invece, per senso di dovere e collettività, continua a fornire i servizi indispensabili in questo momento storico. Ma non possiamo continuare così o altrimenti l’intero sistema rischia il collasso”. E’ la denuncia di Gennaro Tammaro, delegato campano di Efi (Eccellenza Funeraria Italiana), sindacato di categoria delle imprese funebri, che chiede un intervento “deciso” delle istituzioni. Intanto una buona notizia. Altri quattro pazienti che erano in rianimazione a Napoli per covid19 sono stati estubati oggi, dopo essere stati trattati con il Tocilizumab. Lo rende noto Vincenzo Montesarchio, infettivologo dell’ospedale Cotugno di Napoli, che ha dato il via alla cura insieme al collega Paolo Ascierto del Pascale. «I quattro erano tutti in terapia intensiva covid19 al Monaldi – spiega Montesarchio – e hanno reagito molto bene al farmaco, migliorando nettamente in pochi giorni ». Uno dei 4 pazienti ha solo 27 anni, è del 1993 ed era in terapia intensiva per la polmonite grave, anche se non aveva altre patologie gravi se non l’asma. Il giovane ha preso il Tocilizumab il 18 marzo e da oggi è solo in ventilazione assistita, in attesa di essere trasferito presto in normale degenza covid19. Gli altri tre estubati sono stati trattati il 19 marzo, e sono i primi tre inseriti nella sperimentazione Aifa sul farmaco su 330 pazienti in Italia. I tre uomini sono rispettivamente del 1963, del 1964 e del 1969 e non sono più in terapia intensiva ma solo in ventilazione assistita in attesa di tornare in degenza.
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