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NAPOLI – Medici e infermieri in prima linea sempre più a rischio di contagio da nuovo coronavirus, anche, in alcuni casi, per comportamenti irresponsabili dei cittadini. E’ il caso della dottoressa e dell’infermiere messi in quarantena a Napoli dopo che un uomo con sintomi febbrili in attesa di fare il tampone, spazientito, si è tolto la mascherina ed ha sputato contro di loro. Ma si allunga anche la lista dei “medici eroi” morti dopo essere stati contagiati: al momento sono tre i decessi confermati, l’ultimo quello del presidente dell’Ordine dei medici di Varese, mentre solo in Lombardia si contano circa 1.200 operatori sanitari positivi al SarsCov2. Un atto gravissimo che “equivale a sparare”, quello accaduto a Napoli all’Ospedale Cotugno, ha denunciato il direttore generale del nosocomio Maurizio Di Mauro: “Ho perso un medico e un infermiere validissimi che adesso devono stare in isolamento e non possono dare, come hanno fatto finora il loro prezioso contributo. Sputare addosso a una persona quando si hanno, in un momento come questo, sintomatologie e febbre, equivale a sparare, non c’è differenza”. Ed ancora: “Sono indignato, ci so – no ragazzi che stanno dando l’ani – ma – sottolinea Di Mauro – stamattina ho visto i neo assunti, ragazzine di 23-24 anni che forse non sanno a che cosa stanno andando incontro, pronte a dare il loro contributo nella battaglia contro il coronavirus”. Intanto, un terzo decesso si è registrato tra i camici bianchi: dopo quelli di un medico lombardo e di una dottoressa veneta contagiati, ieri è morto il presidente dell’Ordine dei medici di Varese Roberto Stella. Medico di base di 67 anni, era ricoverato a Como per insufficienza respiratoria dopo aver contratto il nuovo coronavirus. Medici che muoiono o che si contagiano, ed i rischi sono analoghi per gli infermieri: solo in Lombardia, si stimano circa 1.200 contagi nel personale sanitario, mentre 130 sono i contagi tra i sanitari in Veneto. La ragione di ciò, denuncia il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, è soprattutto nella mancanza di dispositivi di protezione che “sta perdurando anche in questi giorni, nonostante gli approvvigionamenti annunciati”: “E’ deprecabile – afferma all’ANSA – l’estrema superficialità con cui si è trattata finora la questione della sicurezza dei medici. Ancora oggi, sulla base delle segnalazioni che riceviamo, continuano a mancare ai medici ospedalieri e di base le mascherine, camici, occhiali e visiere. Ed anche i liberi professionisti, come ad esempio i dentisti, ne sono sprovvisti”. Il fatto, avverte Anelli, è che “i medici rappresentano dei ‘superdiffusor’ del virus perché, invece che andare incontro ad una trasmissione ad uno o 2 contatti come nella media, hanno una trasmissione fino a 10 contatti. E si tratta in gran parte di contatti rappresentati da persone e pazienti fragili, elemento che aumenta la drammaticità della situazione”. Ma l’esperienza cinese, afferma, “di – mostra che la strategia per battere il SarsCov2 è ‘bloccare’ i super-diffusori. Per questo, proteggere i medici deve essere una priorità”. Anche per Carlo Palermo, segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri, l’Anaao-Assomed, “è inconcepibile che gli operatori sanitari vengano mandati in prima linea senza dispositivi di protezione: segnaleremo ai carabinieri Nas tali situazioni e sarebbe giustificato se i medici, in mancanza di protezioni, si rifiutassero di esercitare la propria attività”.

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