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NAPOLI – Personale medico e paramedico, un  sindacalista, centralinisti, un consigliere comunale (all’epoca  dei fatti) e anche un ragazzino di 13 anni, figlio di una  dipendente, che su ordine della madre ha «timbrato» il badge  facendola risultare in servizio: sono una sessantina i  dipendenti dell’Azienda Ospedaliera Cardarelli di Napoli, la più  grande struttura sanitaria pubblica del Sud Italia, a cui la  Procura di Napoli ha notificato un avviso di conclusione  indagini ipotizzando il reato di truffa continuata in concorso.   Gli investigatori della Polizia di Stato del Commissariato  Arenella di Napoli hanno sistemato una telecamera nei pressi del  dispositivo di rilevazione delle presenze di uno solo dei  numerosi ingressi del Cardarelli, immortalando innumerevoli  episodi in cui i dipendenti «timbravano» per se e anche per i  colleghi. Episodi precedenti all’entrata in vigore, nei mesi  scorsi, della rilevazione delle presenze attraverso impronte  digitali. «Una misura accolta di buon grado dalla stragrande  maggioranza dei nostri dipendenti – commenta il commissario  straordinario dell’azienda ospedaliera, Anna Iervolino – proprio  perché consente di eliminare qualsiasi ombra di dubbio sul  rigoroso rispetto degli orari di lavoro. Distinguendo chi ci  mette l’anima da quanti credono di fare i furbetti».  Tra coloro che ora in virtù della legge Brunetta rischiano il  licenziamento in tronco (“La musica è cambiata, nessuna  tolleranza», avverte il ministro Giulia Grillo), figurano anche  due medici, un uomo e una donna, rispettivamente in servizio nel  reparti di Pneumologia e Oncologia, e numerosi lavoratori di  quest’ultimo reparto (è stato verificato che talvolta ne  sparivano anche 7-8 alla volta) il quale ospita pazienti con  gravi patologie maggiormente bisognosi di assistenza.
 Nell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Giancarlo  Novelli, neo procuratore aggiunto di Catanzaro, e del  procuratore capo Giovanni Melillo, sono indagati anche molti  centralinisti e un uomo (peraltro risultato tra i più avvezzi al  modus operandi truffaldino), consigliere comunale all’epoca dei  fatti in un popoloso centro del Napoletano: quest’ultimo solo  tra il 19 luglio e il 27 settembre 2018, ha timbrato per i  colleghi quasi 30 volte. Più o meno nello stesso periodo una  donna dipendente del Cardarelli ha timbrato il badge del marito,  anch’egli dipendente, per ben 24 volte.   Per individuare l’esatta posizione degli indagati, che  risultavano in servizio anche se in realtà al lavoro non  c’erano, i poliziotti  hanno utilizzato il Gps e il Sistema Centralizzato  Nazionale per Transiti e Targhe attraverso i quali hanno  rilevato la presenza di moto, scooter e auto riconducibili agli  indagati in giro per la città proprio durante l’orario di  lavoro.

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