Friederick Akwasi Adofo
2 minuti per la letturaRisolto in poche ore il caso della morte di Friederick Akwasi Adofo: due minori fermati per l’omicidio volontario del clochard a Pomigliano
NAPOLI – Le indagini sono durate meno di due giorni. Sarebbero stati due minorenni a pestare fino alla morte il clochard ghanese di Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli.
Da una nota diffusa dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, si apprende che i carabinieri della Compagnia e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna hanno eseguito un decreto di fermo emesso nei confronti di due giovani, entrambi 16enni, gravemente indiziati di omicidio volontario, commesso con l’aggravante dei futili motivi e della crudeltà.
Il provvedimento segue ad una ininterrotta attività investigativa, condotta dai reparti operanti dopo la morte di Friederick Akwasi Adofo. Il 40enne ghanese è deceduto in ospedale per un grave trauma cranico ed emorragia cerebrale. Era stato soccorso in strada nella notte tra domenica e lunedì.
Gli approfondimenti, avviati nell’immediatezza dai militari dalla Stazione Carabinieri di Pomigliano d’Arco, e svolti con l’intervento dal Nucleo Operativo e Radiomobile di Castello di Cisterna e del Nucleo Investigativo, hanno privilegiato l’acquisizione e successiva analisi dei video delle telecamere presenti nella zona. Proprio una telecamera, installata in un esercizio commerciale, ha ripreso la violenta aggressione. Un’aggressione improvvisa e immotivata, da parte dei minori nei confronti della vittima, che si trovava da sola sulla via.
POMIGLIANO, L’AGGRESSIONE AL CLOCHARD DA PARTE DEI DUE RAGAZZI FERMATI
I due, dopo aver colpito al volto l’uomo, hanno continuato a sferrare calci e pugni, la maggior parte dei quali indirizzati al capo, quando ormai l’uomo era immobile a terra. I carabinieri, quindi, hanno posto in essere una sistematica raccolta di immagini nei sistemi di videosorveglianza della città. I video hanno permesso di ricostruire il percorso dei due giovani aggressori ed ottenere ritratti più nitidi dei relativi volti. A quel punto il successivo raffronto con i contenuti multimediali pubblicati dai medesimi sui propri profili social network, ha definitivamente consentito la loro individuazione.
Dalla visione dei profili social dei due ragazzi indagati è emersa la presenza di contenuti che esaltano la violenza, con immagini di coltelli e bastoni retrattili. Nel corso delle perquisizioni, svolte presso le abitazioni degli indagati, scoperti indumenti utili alle indagini.
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