Guerra di camorra a Ponticelli
3 minuti per la letturaUna recrudescenza della camorra come non avveniva da anni. È la mattanza della paranza dei ventenni.
Una guerra di camorra senza esclusioni di colpi a Ponticelli, periferia est di Napoli, con il rischio oggi di vendette tra i clan. Ponticelli è ormai a ferro e fuoco, la lotta di potere sta macchiando di sangue le strade del quartiere conteso dai De Luca Bossa e i Casella, tra loro alleati, e dal gruppo De Martino, gli XX, nati dalle ceneri del clan De Micco, che si sono invece affrancati dall’alleanza.
Nella relazione dell’antimafia gli XX vengono indicati come gestori di diverse piazze di spaccio nel Rione Fiat, traffico che avrebbero mantenuto proprio grazie al placet dei De Luca Bossa. Gli equilibri, però, sarebbero cambiati mettendo in contrapposizione le due organizzazioni criminali in una guerra che oggi comprende anche i Casella, legati ai De Luca Bossa.
Manca poco ormai alla messa in onda del primo episodio dell’ultima stagione di Gomorra, quella che segnerà la resa dei conti tra i protagonisti della serie cult Sky Original prodotta da Cattleya in collaborazione con Beta Film. L’attesa continua a essere tanta, solo pochi fortunati eletti vedranno i primi due episodi in anteprima oggi 13 ottobre, nell’ultima giornata di Canneseries.
Mentre cresce l’attesa cinematografica per venerdì 19, in abbondante anticipo Gomorra è tornata ad essere triste realtà nelle strade della periferia di Napoli.
Sedici agguati e cinque attentati con l’esplosione di ordigni, uno dei quali nei pressi dalla casa del capoclan Marco De Micco, fondatore dell’omonima cosca che anni fa aveva preso potere a Ponticelli dopo il declino dei Sarno. Tre le esecuzioni per gli uomini dei clan: Giulio Fiorentino, Salvatore De Martino e Carmine D’Onofrio. È il bilancio dell’ultimo pesantissimo anno vissuto a Napoli Est, dove ormai la gente ha paura di mettere il naso fuori dall’abitazione. Si respira la paura, si vivono le tensioni di una polveriera.
Una guerra che è emergenza nazionale, anche se nella Capitale pochi o nessuno se ne accorgono e a lottare contro la criminalità organizzata sono rimaste le reti di quartiere e quella parte dello Stato che fa lo Stato. Poca cosa, purtroppo, per contrastare quella macchina infernale che “sta uccidendo Napoli”, come ha denunciato pubblicamente l’arcivescovo metropolita, Domenico Battaglia.
«La sta uccidendo la camorra e il malaffare, con la violenza e la crudeltà di coloro che hanno dimenticato di essere umani! – è il grido d’allarme di monsignor Battaglia – Agli uomini di camorra, ai corrotti e ai collusi con la criminalità dico: ritornate ad essere umani! Convertitevi! Il vostro Vescovo non si tirerà indietro nell’accogliere e accompagnare i passi della conversione e della rinascita umana». Un richiamo forte, quello di Battaglia, ma che in altri posti e in altre circostanze, non ha sortito l’effetto sperato. Come quelli, ripetuti, a Roma e in Calabria, da papa Francesco: “Per favore cambiate vita, convertitevi, fermatevi di fare il male!”. Appelli, preghiere, inviti: quasi tutti caduti nel vuoto. Ma la luce della speranza è ancora accesa.
“Lo Stato – denuncia Libera – deve dare un segnale concreto, efficiente ed efficace per non lasciare sole le reti sociali, culturali e civiche che denunciano e resistono al ricatto e alla violenza delle camorre nel quartiere e che quotidianamente non rinunciano alla possibilità di cambiare il luogo che si ama e si abita, anche quando tutti fanno finta di non accorgersene”.
Mentre l’Italia si scontra sul green pass, a Ponticelli c’è una guerra in atto che in tanti, troppi, non vedono o fingono di non vedere. Finché si mmazzano fra di loro, si dice. Uno di meno, si dice. Se lo meritano, si dice. Una retorica che fa male, quel “a me non importa” che viene messo in discussione solo quando sull’asfalto scorre sangue innocente. Fate presto, prima che sia troppo tardi.
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